
Nel mirino le “restrizioni nude” che hanno avuto luogo tra il novembre 2002 e il dicembre 2006 tramite pagamenti effettuati da Intel a tre produttori di computer (HP, Acer e Lenovo)
Guai in vista per Intel. Il colosso Usa dei chip è stato condannato dalla Commissione europea a pagare una sanzione di 376 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel mercato dei semiconduttori per computer chiamati “x86 central processing units” (Cpu x86).
Secondo la Commissione la società avrebbe messo in atto una serie di pratiche anticoncorrenziali finalizzate a escludere i concorrenti dal mercato, in violazione delle norme antitrust dell’Ue.
Questa nuova sanzione arriva dopo quella ben più corposa di 1,06 miliardi di euro del 2009 inflitta dall’Ue ad Intel per lo stesso motivo. In quel caso la decisione si basava sulla convinzione che la società aveva messo in atto due pratiche commerciali scorrette. La prima concedendo sconti, totalmente o parzialmente occulti, ai produttori di computer a condizione che acquistassero tutte o quasi tutte le loro Cpu x86 da Intel, la seconda pagandoli per bloccare o ritardare il lancio di specifici prodotti contenenti Cpu x86 della concorrenza e per limitarne i canali di vendita disponibili (le cosiddette “naked restriction” o “restrizioni nude”).
Nel 2022 la Corte di giustizia Ue ha annullato la decisione della Commissione del 2009 per la parte relativa alla pratica degli sconti.
E così la Commissione è tornata a bomba contro la società infliggendo una nuova sanzione, quella appunto da 376 milioni, relativa solo alle restrizioni nude che pare abbiano avuto luogo tra il novembre 2002 e il dicembre 2006 tramite pagamenti effettuati da Intel a tre produttori di computer, ovvero HP, Acer e Lenovo.
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