
Il ministro Lollobrigida, annunciando i primi stanziamenti per la lotta al dannoso crostaceo, ha detto le sue idee sulle forme di contrasto
Primi stanziamenti a favore della miticoltura, minacciata dalla diffusione del granchio blu, e sono allo studio “tutte le soluzioni idonee” perché questa attività possa resistere e progredire.
E’ quanto ha detto il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, intervistato nella trasmissione “Mi manda Rai 3”. “Quello della miticoltura, cioè allevamento di cozze, vongole e affini, è per noi un asset fondamentale e siamo andati a trovare i nostri esperti di acquacoltura, nell’area del Polesine in particolare”, ha detto il ministro.
“Li stiamo già aiutando – ha aggiunto riferendosi agli allevatori – e abbiamo fatto già degli stanziamenti, ma stiamo ragionando quotidianamente con l’associazione di rappresentanza del mondo della pesca per trovare tutte le soluzioni idonee a permettere alla miticoltura non solo di resistere, ma di progredire, perché uno dei nostri export migliori, oltre che garantire un consumo interno eccezionale”.
Rispondendo poi a una domanda sulla possibilità che l’Unione europea inserisca il granchio blu nell’elenco delle specie non autoctone, cosa che renderebbe questa specie non più pescabile né commercializzabile, il ministro ha detto: “non ne abbiamo alcuna notizia” e ha aggiunto che un documento del 1987 dell’allora Cee e della Fao, “certificò la presenza di queste specie nei nostri mari”.
Di conseguenza, “non si parla di specie aliene. Si parla invece di una specie che ha alte potenzialità e che va consumata per i benefici che porta ed anche perché il consumo ci aiuta a depopolare i nostri mari e quindi ad aiutare l’ecosistema a resistere”.
Lollobrigida ha inoltre osservato che è necessario “capire come evitare che questa specie sia dannosa per il nostro ecosistema, per il nostro sistema produttivo e abbiamo improntato fin da subito una strategia che tende a proteggere la nostra pesca e, nel contempo, cercando di dare al granchio blu un predatore naturale che in realtà nel Mediterraneo non esiste ed è l’uomo. Per questo abbiamo lavorato in questi giorni e in questi mesi per trasformare il granchio blu, che era un prodotto poco consumato, in un prodotto invece che riceve un’eccezionale attenzione del mercato”.
Granchio blu, una calamità in tavola. Ma è buono?
(foto SHUTTERSTOCK)