
Il pil pro capite della città a inizio 2001 era superiore a quello di Berlino, Madrid e Atene ma quasi vent’anni dopo era calato dell’11% provocando il recupero di Madrid, l’avvicinamento di Berlino e l’ampliamento del gap con Parigi
Bankitalia scatta la fotografia dell’economia di Roma negli ultimi vent’anni: in quadro che emerge è quella di un declino rispetto alle principali capitali europee e alle altre città metropolitane italiane, ad iniziare da Milano.
Il pil pro capite della città a inizio 2001 era superiore a quello di Berlino, Madrid e Atene ma quasi vent’anni dopo (2018) era calato dell’11% provocando il recupero di Madrid, l’avvicinamento di Berlino e l’ampliamento del gap con Parigi, quest’ultima con un pil pro capite di quasi 70 mila dollari mentre quello della Città Eterna scendeva da 55mila a 48.950 dollari.
“Roma si è piantata” così il presidente della Camera di Commercio della Capitale, Lorenzo Tagliavanti, sintetizza la ricerca realizzata dagli economisti della sede di Roma della Banca d’Italia.
La ricerca è la prima collaborazione tra le due istituzioni. Il termine declino lo evoca, alla fine della presentazione, Andrea Brandolini, Vice capo Dipartimento Economia e statistica di via Nazionale che sottolinea come siano preoccupanti i dati dinamici come quello del pil pro capite.
Un calo spiegato «da quello ancora più deludente della produttività del lavoro» si legge nel rapporto, misurata come rapporto tra il Pil e il numero degli occupati.
Cosa lo ha provocato? A sorpresa si scopre che la spending review dello Stato ha colpito duro a Roma: mancato turnover dei dipendenti pubblici e prosciugamento degli investimenti sia pubblici che privati. Meno investimenti, indebolimento delle grandi imprese e espansione dei comparti a minore intensità di conoscenza sono tra le cause del declino.
Altra ombra è la minore attrattività della città per i laureati.
Tra le luci c’è l’indicatore della qualità della vita: la Capitale, mentre peggiorava per gli aspetti economici, migliorava negli indicatori sociali: tutela della salute, dell’ambiente e della sicurezza.
La ricerca della Banca d’Italia sfata innanzitutto il luogo comune di una città sommersa dai dipendenti pubblici: «in rapporto alla popolazione sono solo di poco superiori a quelli delle altre aree metropolitane» spiega Raffaello Bronzini, economista affermato di via Nazionale curatore della ricerca «e sono diminuiti più che nelle altre aree».
Anche il Comune di Roma non è affetto da gigantismo: ha 86 addetti per 10 mila abitanti inferiori a quelli che ha Milano (110). Il Comune ha ridotto gli investimenti nel decennio considerato e la ricerca mostra che a fronte di poco più di 100 euro pro capite investiti dal Campidoglio (dato riferito al 2021) a Milano Palazzo Marino ne può investire 400. “Il calo degli investimenti pubblici lo denunciamo da tempo” commenta nel corso della presentazione il presidente di Unindustria Angelo Camilli.
In calo l’occupazione, rileva poi la Banca d’Italia, anche per le imprese private che dopo la crisi del debito sovrano hanno visto ridursi la quota di fatturato, in particolare da parte delle grandi imprese partecipate pubbliche con un fatturato che rappresentava il 45% del totale del fatturato delle imprese romane.
A Roma tuttavia si è confermata un’alta vitalità delle imprese, soprattutto nei settori tradizionali, così come un alto grado di internazionalizzazione. Note positive anche dalla ricerca pubblica che ha peso maggiore rispetto alle altre aree metropolitane italiane. La ricerca della Banca d’Italia ha uno sguardo all’indietro ma offre alcune indicazioni su come rilanciare la Capitale.
Al primo punto mette il rilancio dei servizi pubblici e delle infrastrutture, seguito dall’ammodernamento della P.A. e ad un migliore sfruttamento delle risorse del Pnrr.
A giudizio degli economisti di via Nazionale vanno rinforzati i servizi a più alta intensità di conoscenza e va migliorata la governance del turismo che negli ultimi dieci anni, prima del Covid, ha visto aumentare le presenza ma diminuire la spesa media del turista estero.
Le risorse del Pnrr, gli investimenti per il Giubileo e in prospettiva per Expo 2030 vengono indicati nel corso di una tavola rotonda alla quale partecipa, tra gli altri, l’assessore del Comune alle attività produttive Monica Lucarelli, i fattori su cui puntare per i prossimi anni. Brandolini ‘gela’ però gli entusiasmi: «vedo molti auspici dai grandi eventi ma i cambiamenti devono riguardare l’ordinaria amministrazione perché solo così si affrontano i problemi».