
Motus-E: si allarga il divario tra l’Italia e i grandi Paesi UE. Ecco perché e tutti i numeri
L’Italia è ancora indietro rispetto ai suoi colleghi europei in fatto di auto elettriche. Mentre a livello Ue il full electric continua a macinare record, infatti, nella Penisola le immatricolazioni stentano ancora a decollare, con settembre che cancella addirittura i timidi segnali positivi dei mesi precedenti. Lo scrive in un comunicato Motus-E, l’associazione italiana per il sostegno all’auto elettrica.
Nello specifico a settembre in Italia sono state registrate 4.955 nuove vetture elettriche, segnando un calo del 2,3% su base annua, con una market share che scivola al 3,6%. Nei primi 9 mesi dell’anno le auto elettriche immatricolate in Italia sono 45.790, con un progresso del 28,2% rispetto allo stesso periodo del 2022 e quota di mercato al 3,9%, mentre il parco circolante full electric si attesta al 30 settembre a 209.338 unità.
Ad agosto, ultimo dato disponibile per il confronto con l’Europa, più di un’auto su cinque immatricolata nell’Unione è stata elettrica, per una market share nuovamente superiore a quella del diesel (21% vs 12,5%). Nella Penisola la quota delle BEV aveva toccato nello stesso mese appena il 5%.
Osservando ciò che avviene nei singoli Paesi, spicca il caso della Germania, dove l’elettrico è stata la prima alimentazione in assoluto ad agosto (31,7% di quota) e si attesta al 18,6% di share nei primi 8 mesi dell’anno, valore che scende al 15,4% in Francia. Più indietro c’è la Spagna, che con una quota di mercato full electric del 4,8% nei primi 8 mesi dell’anno si conferma nuovamente davanti all’Italia.
«L’anomalia italiana è frutto di più concause su cui è urgente aprire un serio confronto con tutti gli attori coinvolti – osserva il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso. – Sicuramente il sistema incentivante ereditato dai precedenti Governi non funziona ma sono sufficienti pochi aggiustamenti a parità di risorse per renderlo più appetibile ed efficace: alzare il cap di prezzo per accedere alle agevolazioni, estenderle in forma integrale ad aziende e noleggi – anche per alimentare il mercato dell’usato elettrico – e rivedere in chiave green la fiscalità sulle flotte, tema su cui abbiamo già lavorato a una proposta mirata. Il tutto, garantendo una certa stabilità del quadro incentivante, agganciando gli annunci dei bonus all’effettiva messa a terra delle risorse, per evitare riflessi negativi sul mercato».
Agire sugli incentivi, tuttavia, potrebbe essere una condizione necessaria ma non sufficiente per recuperare un gap che rischia di diventare strutturale, con pericolosi riflessi anche sulla futura competitività dell’industria automotive nazionale. Secondo Naso in Italia si è innescata una resistenza quasi ideologica all’auto elettrica causata dalla circolazione di informazioni fuorvianti e di incertezza sul quadro normativo. «In un panorama globale evidentemente rivolto alla mobilità elettrica, rimanere indietro può essere fatale per l’industria italiana. Per questo è indispensabile che il dibattito pubblico su questi temi segua direttrici economiche, scientifiche e sociali, senza deragliare sotto la spinta di credenze e falsi miti che rischiano di causare un danno incalcolabile al futuro del nostro Paese», ha riferito.
FOTO: SHUTTERSTOCK
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