La speranza è di avere una presenza fissa entro i prossimi 3 anni
Lo smart working non piace più. Almeno ai due terzi dei ceo delle grandi aziende che preferirebbero vedere i propri impiegati tornare in ufficio. Dopo la fiammata dell’emergenza Covid, quindi, il lavoro a distanza non sembra più suscitare quel fascino e mantenere quelle promesse che sembrava offrire all’inizio.
A cominciare da Andy Jassy, ceo di Amazon, passando per Elon Musk e ultimo in ordine di tempo, ma soprattutto paradossale, Zoom, piattaforma che deve il suo successo proprio al boom dello smart working durante la pandemia e che recentemente ha deciso per uno stop della modalità in remoto.
Ecco allora che si rischia uno scontro tra le aspettative dei giovani che, proprio nel momento in cui si sono affacciati al mondo del lavoro hanno scoperto la possibilità di avere una (potenziale) maggiore libertà, e la volontà dei vertici aziendali che, invece, considerano spesso lo smart working addirittura come un errore.
La conferma arriva dallo studio di Kpmg che ha interogato1.300 ceo di aziende mondiali. Ebbene il 64% punta ad avere una presenza fisica in ufficio costante entro i prossimi 3 anni, presenza che, per l’87% di loro potrebbe essere motivata con bonus e benefit di vario tipo.
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