
A rischio giovani e stranieri
In Italia, in otto mesi, le vittime sul lavoro sono risultato 657, pari a 82 decessi al mese. A rischio i lavoratori molto giovani e quelli stranieri. Nel primo caso, infatti, nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è il doppio rispetto ai colleghi in età tra 25 e i 34 anni (20,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 11,8). Va peggio nella fascia dei lavoratori over 65 (78,6 infortuni). Per quanto riguarda gli stranieri, si registrano 40,9 morti ogni milione di occupati,(19,4 il dato degli italiani).
La conferma arriva dall’Osservatorio Vega Engineering dal quale si scopre un calo del 21% rispetto all’agosto del 2022, delle denunce di infortuni. Il settore più colpito dagli infortuni è quello manifatturiero con 47.997 casi.
«Mancano pochi mesi alla fine del 2023 e i numeri, così come le incidenze della mortalità sul lavoro, narrano ancora uno dei capitoli più tristi della storia contemporanea. Da anni non si riesce ad invertire significativamente la rotta. La cultura della sicurezza, purtroppo, non rientra nelle priorità di moltissime realtà imprenditoriali. Perché altrimenti non si spiegherebbe l’andamento infortunistico nel nostro Paese. E la testimonianza di questa emergenza viene confermata dall’incremento, seppur minimo, del numero delle vittime rilevate in occasione di lavoro con un +0,8% rispetto allo scorso anno. Questo indica la stabilità del fenomeno e non, purtroppo, un’inversione di tendenza». Le parole sono di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre.
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