
Ok al documento finale con 39 sì e 15 contrari. Contro al testo Cgil, Usb e Uil. No alla proposta di una tariffa retributiva minima in via sperimentale
Il Cnel approva a maggioranza il documento finale su lavoro povero e salario minimo. Il testo individua nella contrattazione collettiva la via più efficace per alzare i salari. 62 (su 64) i componenti presenti: 39 hanno votato a favore e 15 contro, 8 consiglieri non hanno partecipato al voto. Hanno confermato il no già espresso nella Commissione dell’informazione Cgil, Uil e Usb.
Non è passata invece la proposta dei cinque saggi che suggerivano, a fianco degli interventi per rafforzare la contrattazione collettiva, l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima in via sperimentale per i settori in cui i lavoratori sono più fragili e per giovani, donne e immigrati. I firmatari erano Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini, che hanno detto no al testo definitivo.
«Sono certo che, una volta affievolita la contesa politica, che vede una estrema e ingiustificata polarizzazione tra chi è a favore e è chi contro il salario minimo, sarà possibile apprezzare il documento approvato oggi a larga maggioranza dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – ha detto il presidente Renato Brunetta – che individua una cassetta degli attrezzi per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori (non solo i dipendenti e non solo i livelli più bassi delle scale di classificazione contrattuale) che non possono certo essere risolti attraverso soluzioni semplicistiche che non sanno poi fare i conti con la realtà e con i bisogni delle persone in carne e ossa. È la mia storia personale a confermare che ho sempre seguito una sola strada che è quella di stare “dalla parte dei lavoratori” e sono convinto che questo documento confermi la coerenza di una storia che assegna al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro un compito istituzionale che non intende entrare nelle dinamiche della contesa politica».
Il documento finale sarà ora consegnato al governo in vista del 17 ottobre, quando dovrebbe tornare in aula alla Camera la proposta di legge unitaria delle opposizioni (tranne Italia viva) che fissa un tetto di 9 euro lordi all’ora sotto i quali nemmeno i contratti nazionali possono scendere.
FOTO: ANSA/CLAUDIO PERI