
Quando si parla di e-waste si parla anche dei cosiddetti “rifiuti invisibili”
In occasione della giornata internazionale dedicata ai rifiuti elettronici, o e-waste, il Global E-waste Monitor, redatto da Unitar (United Nations Institute for Training and Research) e Weee (Waste Electrical and Electronic Equipment) Forum ricorda il problema dei cosiddetti “rifiuti invisibili” la cui apparenza li fa spesso apparire come oggetti non riciclabili o dismessi non correttamente.
Si tratta di oggetti che tutti noi abbiamo in casa e che utilizziamo quotidianamente (spazzolini elettrici, termometri) e che rappresentano il 15% del peso fisico dell’intera produzione di rifiuti elettronici del pianeta, 60 miliardi di chilogrammi di rifiuti elettronici di cui 9 riconducibili ai cosiddetti “invisibili”.
Il problema, fanno spesso notare gli addetti ai lavori, si trova anche nella difficoltà di riuscire a riconoscere questo genere di rifiuti. Per questo motivo si è tentata una catalogazione che possa raggruppare e nel contempo distinguere i vari elettrodomestici e i rifiuti elettronici, dagli asciugacapelli ai piccoli apparecchi informatici come i mouse o le piccole apparecchiature mediche come i termometri digitali che spesso non consideriamo nemmeno come elettrodomestici.
Secondo Pascal Leroy, direttore generale di Weee Forum «I rifiuti elettronici invisibili passano inosservati a causa della loro natura o del loro aspetto, portando i consumatori a trascurare il loro potenziale di riciclo. Le persone tendono a riconoscere i prodotti elettrici per uso domestico che si collegano e si usano regolarmente. Ma molti fanno confusione sulla categoria di rifiuti in cui rientrano i prodotti ausiliari, periferici, specialistici, per hobby e per il tempo libero e su come riciclarli».
FOTO: SHUTTERSTOCK