La nuova convenzione fiscale multilaterale concordata in sede Ocse per la distribuzione dei diritti fiscali tra le giurisdizioni e rimuovere le tasse sui servizi digitali ha ancora diversi nodi da sciogliere
Sarà destinata ad avere tempi lunghi la firma della nuova convenzione fiscale multilaterale concordata in sede Ocse per la distribuzione dei diritti fiscali tra le giurisdizioni e rimuovere le tasse sui servizi digitali, cioè la cosiddetta global minimum tax.
La segretaria al Tesoro americano Janet Yellen ha indicato che ci sono ancora “alcune questioni aperte” e che per questo motivo “il processo probabilmente si estenderà al prossimo anno data la complessità” della materia.
Come riporta Radiocor, la convenzione serve per concretizzare gli accordi presi per la tassazione minima delle multinazionali (soluzione a due pilastri) per affrontare le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione dell’economia.
Il primo pilastro coordina la riallocazione dei diritti di tassazione alle giurisdizioni di mercato rispetto a una quota degli utili delle imprese multinazionali più grandi e redditizie che operano nei loro mercati, indipendentemente dalla loro presenza fisica.
Garantisce inoltre l’abrogazione e previene la proliferazione delle tasse sui servizi digitali e di misure simili, garantisce meccanismi per evitare la doppia imposizione e migliora la stabilità e la certezza nel sistema fiscale internazionale.
Si prevede che ogni anno i diritti di tassazione su circa 200 miliardi di dollari di profitti saranno riallocati nelle giurisdizioni del mercato. Ciò, indica l’Ocse, porterà a guadagni annuali di entrate fiscali globali compresi tra 17 e 32 miliardi di dollari, sulla base dei dati del 2021. Una nuova analisi rileva che si prevede che i paesi a basso e medio reddito otterranno i maggiori guadagni in termini di quota delle entrate fiscali esistenti sul reddito delle società, sottolineando l’importanza di un’attuazione rapida e diffusa delle riforme.
Il secondo pilastro, invece, introduce inoltre regole modello per l’imposta minima globale che i paesi possono attuare nella propria legislazione nazionale, garantendo così che le grandi multinazionali siano soggette a un’aliquota fiscale effettiva del 15% sui loro profitti in ogni giurisdizione in cui operano. Si prevede che la tassa minima globale genererà fino a 200 miliardi di dollari di entrate aggiuntive all’anno.
LEGGI ANCHE Come cambia il fisco: le novità in Manovra
(foto SHUTTERSTOCK)