
Scelta simile anche da parte di Unicredit
Come aveva precedentemente deciso anche Unicredit (nel suo caso a riserva erano stati messi 1,1 miliardi di euro) anche Intesa preferisce sfruttare un’altra opzione accantonando circa 2 miliardi di euro a riserva per tassa extraprofitti e approvando progetti e interventi per 1,5 miliardi tra il 2023 e il 2027.
Secondo quanto reso noto da Intesa Sanpaolo, infatti, «l’imposta straordinaria calcolata sull’incremento del margine di interesse, come prevista dal Decreto Legge 10 agosto 2023 n. 104 convertito con modificazioni dalla Legge 9 ottobre 2023 n. 136, ammonta a circa 828 milioni di euro per il Gruppo e a circa 797 milioni di euro per la Capogruppo.
Il CdA ha deliberato che proporrà all’assemblea di destinare a riserva non distribuibile un importo pari a circa 1.991 milioni di euro, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta di circa 797 milioni, invece del versamento di tale imposta, avvalendosi dell’opzione prevista dal provvedimento.
La capogruppo darà indicazione alle banche controllate interessate dal provvedimento (Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank) di adottare analogo orientamento, con una conseguente destinazione a riserva non distribuibile per il gruppo Intesa Sanpaolo pari a circa 2.069 milioni di euro, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta di circa 828 milioni».
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