La startup opera da system creator fra i vari attori della filiera, rigorosamente a km 0, costruendo un ponte fra gli agricoltori e l’industria
Creare network e valore: è questo uno degli scopi principali di Millasensi. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato Salvatore Zappalà.
Che cos’è Millasensi? È una startup agricola innovativa costituita come una Società Benefit, che quindi redige un suo bilancio di sostenibilità: tre valori in una realtà sola.
L’azienda parte dalla storia: l’Italia è il primo Paese al mondo per la qualità della fibra tessile, per quantità secondo solo alla Russia. Oggi, spiega Zappalà, bisogna tornare primi al mondo nel mercato della canapa, visto che le applicazioni sono tantissime.
Il progetto Millasensi è fortemente legato ai concetti di sostenibilità e di filiera. Attraverso la filiera è possibile valorizzare al massimo le persone che ci lavorano, partner e player esterni compresi. L’agricoltore che coltiva la pianta, la cooperativa con le macchine per la semi-lavorazione industriale, la chimica che trasforma il prodotto semi-lavorato dell’agricoltura in un prodotto per l’industria. Infine l’industria che impiega il prodotto come desidera, dall’uso nelle plastiche a quello nel tessile. Allo stesso tempo avvalorarsi di una filiera corta consente di realizzare un prodotto a km 0 quindi con meno costi in termini di foodprint rispetto che a importarlo da una qualsiasi parte del mondo. Di qui la sostenibilità. Ormai tutti dobbiamo seguire i 17 punti dello sviluppo mondiale. La canapa, l’elemento principale della nostra filiera corta, consente di valorizzare e abbassare notevolmente il nostro foodprint.
Parliamo quindi di trasformare una culla agricola in una culla industriale, due mondi che ad oggi non parlano. Questo anche perché l’industria dal canto suo ha bisogno sempre del medesimo prodotto in quantità costanti e in tempi certi e ricorrenti, mentre l’agricoltura risponde a leggi molto diverse, a partire dai tempi della raccolta che hanno necessariamente cadenza annuale. Millasensi nasce proprio per far incontrare queste due realtà diverse. Come?
A fare la differenza nel valore per l’agricoltura di Millasensi è innanzitutto la redditività per ettaro: spostando la produzione a larga scala e all’interno di una filiera sono in grado di assicurare una produzione che sia davvero redditizia a fronte dei costi per la lavorazione della pianta. Un altro elemento importante del progetto riguarda una vera e propria divulgazione rivolta alla domanda, che oggi è ancora molto inconsapevole rispetto alle molteplici caratteristiche fisico-chimiche e tecnico-meccaniche della pianta.
Per fare da ponte fra l’agricoltura e l’industria Millasensi ha lavorato ad un modello di filiera corta, costituita in Sicilia, che mettendo a rete diverse realtà si rende in grado di rispondere meglio alle esigenze della grande industria. Non coltivando più direttamente la terra, l’incontro fra il prodotto delle aziende agricole e le commissioni industriali è fortemente facilitato. Millasensi quindi non si occupa solo di ricerca e sviluppo, ma opera anche come un vero e proprio system creator, capace di far incontrare sistemi che prima non sapevano nemmeno della reciproca esistenza.
Quali sono i vantaggi di questo sistema per l’agricoltura e per l’industria? Dal dopoguerra italiano tutti gli agricoltori hanno cominciato a sfruttare la chimica nel loro lavoro per rispondere ad una domanda fattasi improvvisamente altissima. Questo mercato da oltre 280 miliardi però, dal 1945 ad oggi, ha finito per impoverire il terreno. Per questo è fondamentale un intervento per ripulire quei 30 centimetri di terra che ci tengono in vita alimentandoci. In questo la canapa può svolgere un ruolo centrale, sfruttando la capacità delle sue radici di riassorbire i metalli nel terreno. Dall’altra parte è importantissimo anche ridurre l’impiego della chimica, per interrompere l’impoverimento del terreno ma anche per tagliare i costi di produzione. Di qui, si apre la strada verso nuovi modelli di coltivazione: coltivando ad anni alterni un cereale e la canapa consente di mantenere il terreno meno appesantito, dunque capace di rendere un prodotto maggiore in quantità e migliore in qualità.
Per quanto riguarda l’industria invece, i vantaggi sono riassumibili in un prodotto planted bio-based che consente di abbassare il loro foodprint, risolvendo con una mossa sola i primi tre punti ESG. Questo risvolto agisce, a cascata, anche sui vari utilizzatori finali che trasformano il prodotto, i quali grazie a una filiera a km 0 hanno un accesso molto facilitato alla canapa semi-lavorata e possono a loro volta ridurre il loro foodprint, e così via fino al consumatore finale.
Il divide et impera non può più funzionare in Italia: ne è convinto Millasensi che ha fatto del creare valore e fare rete una vera e propria mission. È anche a questo scopo che la società ha partecipato al bando 16.1 della Regione Sicilia (l’Europa lo chiama AKIS: Agricultural Knowledge and Innovation Systems), finalizzato all’unione di singole realtà per creare tutte insieme un valore maggiore. La 16.1 ha consentito a Millasensi di unire unìintera filiera corta e avere accesso ai soldi dei fondi europei preposti, trasformando le opportunità in valore.
All’attivo anche una cooperazione con l’Università di Torino: grazie alla collaborazione con il professor Giancarlo Cravotto Millasensi è diventata una vera startup innovativa, basata sullo sviluppo tecnologico. Fra i progetti riusciti, un successo tutto italiano, c’è quello di prototipare e campionare estrazioni con processi in green chemistry. In questo modo non si impiegano più combustibili quali l’esano che “bruciano” parte del prodotto ma si sfrutta l’acqua: così, oltre all’olio essenziale si ha come prodotto di scarto altra acqua, nel segno della circolarità.
Dopotutto la canapa è come il maiale: non se ne butta via nulla.