La casa di Musk non era stata toccata dalla protesta americana dello UAW ma da qualche giorno si trova nei guai in Europa
Lo sciopero “più grande della storia americana”, che ha coinvolto le case automobilistiche Ford, GM e Stellantis, ha risparmiato Tesla. Ma solo per poco.
La società di Elon Musk, che è sempre stata contraria a qualsiasi movimento sindacale all’interno delle proprie fabbriche, è nei guai in Svezia, dove circa 2/3 dei lavoratori (in qualsiasi ambito) sono iscritti al proprio sindacato di riferimento.
Nella nazione nordeuropea Tesla non ha alcun struttura produttiva, ma la rete commerciale di vendita e assistenza post-vendita dei suoi modelli elettrici ricopre un ruolo vitale per la presenza della casa texana all’interno di uno dei mercati europei più importanti nel settore della mobilità sostenibile.
L’azienda è stata quindi messa spalle al muro dai propri lavoratori portuali, che si stanno rifiutando di scaricare i veicoli elettrici a bordo delle navi attraccate nei porti svedesi fino a quando Musk non firmerà un contratto per i propri collaboratori.
Secondo quanto riferito dagli scioperanti, le condizioni di lavoro in Tesla sono peggiori di quelle degli altri meccanici automobilistici; da qui, la richiesta di un nuovo contratto che si allinei a quelli vigenti nel medesimo settore.
Il blocco delle operazioni coinvolge circa 130 lavoratori in sette località ed è guidato da IF Metall, un importante sindacato che copre centinaia di migliaia di lavoratori industriali in tutta la Svezia.
Il portavoce del movimento ha dichiarato che lo sciopero continuerà finché Tesla non accetterà di stilare una contrattazione collettiva, a costo di tenere le braccia incrociate per mesi. Un fermo che IF Metall può permettersi, avendo fondi sufficienti per sostenere i propri iscritti, ma Tesla, probabilmente, no.
E’ notizia di oggi che lo sciopero dei dipendenti Tesla in Svezia si è allargato, coinvolgendo altri 470 lavoratori in 17 officine. Secondo il sindacato, inizialmente si erano astenuti dal lavoro 130 meccanici del marchio di Elon Musk in 10 officine. I nuovi partecipanti “lavoreranno come al solito e svolgeranno le loro mansioni su altri modelli di auto, ma non sui modelli Tesla“, ha spiegato il portavoce dell’If Metall, Jesper Pettersson all’Afp.
Lunedì si terrà un incontro – il secondo dall’inizio dello sciopero – tra i l sindacato e i rappresentati dell’azienda. In Svezia i contratti collettivi settoriali coprono il 90% di tutti quelli sottoscritti dai dipendenti svedesi e garantiscono loro salari minimi e condizioni di lavoro.
Tuttavia i lavoratori Tesla non godono di questi benefici, perché la loro azienda non ha firmato l’accordo di settore e ha sempre respinto le richieste di sindacalizzazione dei suoi 127.000 dipendenti. Il sindacato svedese dei lavoratori dei trasporti ha annunciato che sosterrà lo sciopero dell’If Metall, minacciando di bloccare “il carico e lo scarico delle auto Tesla” in quattro porti svedesi, a partire dal 7 novembre, a meno che non venga raggiunto un accordo entro tale data.
(foto IF Metall)