3 i motivi per cui le banche hanno limitato i prestiti
Una contrazione degli impieghi bancari vivi alle imprese, cioè i finanziamenti concessi dalle banche, che arriva a 55,8 miliardi di euro ovvero -7,7% nel confronto tra agosto 2022 e lo stesso mese del 2023. Differenze anche tra le varie tipologie di aziende. Infatti le realtà imprenditoriali con meno di 20 addetti ha visto un taglio dell’8,7% mentre quelle più grandi hanno limitato i danni con un calo del 7,5%.
Questo il risultato dell’analisi della Cgia che sottolinea, tra le cause, tre motivi principali. Il primo, come è facile intuire, riguarda l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce che ha a sua volta frenato le richieste di finanziamento. Parallelamente si è registrato in calo del Pil nazionale e, per quanto riguarda la situazione del settore bancario, è da evidenziare, come terzo motivo, anche l’obbligo delle banche di dover restituire alla Bce i fondi Tltro (174 miliardi di euro entro settembre 2024) proprio mentre la raccolta risulta in calo.
Sarebbero proprio queste motivazioni, suggeriscono dalla Cgia, ad aver portato le banche a limitare il credito più rischioso, quello alle piccolissime imprese «che, tendenzialmente, presenta costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa molto laboriosa».
Il rischio di chiusura delle imprese stesse è alto perciò in una nota la Cgia specifica che «è necessario che il Governo intervenga subito, rifinanziando il Fondo di Garanzia per le Pmi che era stato potenziato nel periodo del Covid. Grazie a questo strumento rivisitato, molti istituti di credito si troverebbero nelle condizioni di prestare i soldi senza correre alcun rischio di veder aumentare a dismisura le insolvenze. Ricordiamo che tra il marzo 2020 e il giugno 2022, per sostenere le Pmi colpite dall’emergenza pandemica il Fondo di Garanzia ha garantito oltre 256,8 miliardi di euro di prestiti».
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