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Economia

Materie prime agricole in calo, ecco perchè

Giulia Guidi
10 Novembre 2023
Materie prime agricole in calo, ecco perchè
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Pubblicati il rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura degli Usa e quello della Fao: le quotazioni di grano, soia e mais perdono terreno, solo il riso resta positivo ma sotto i massimi […]

Pubblicati il rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura degli Usa e quello della Fao: le quotazioni di grano, soia e mais perdono terreno, solo il riso resta positivo ma sotto i massimi di giugno

Due fattori stanno influenzando negativamente i prezzi delle materie prime agricole. Il primo è il rapporto dell’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, che sta causando una diminuzione delle quotazioni, soprattutto per la soia e il mais, a causa delle previsioni di un aumento della produzione nei prossimi mesi. Il secondo è il rapporto della FAO, meno seguito dai mercati, che conferma la stessa tendenza. Tuttavia, sottolinea che la spesa mondiale per le importazioni alimentari nel 2023 raggiungerà i 2 trilioni di dollari, registrando un aumento del 1,8% rispetto al 2022, un dato che potrebbe mitigare gli effetti negativi sul mercato.

Come rifersice Gea, l’ultimo Food Outlook della Fao prevede che i volumi commerciali di cereali secondari e riso diminuiranno nel 2023/24, anche se la produzione globale di mais registrerà un aumento significativo guidato dall’incremento delle piantagioni in Brasile e negli Stati Uniti d’America. Si ipotizza poi che il commercio mondiale di oli e grassi vegetali subirà un modesto calo, mentre la produzione e il consumo globali aumenteranno. Si stima infine che nel prossimo anno i volumi degli scambi diminuiranno anche per lo zucchero, i latticini, la carne e il pesce, secondo il rapporto.

Più nel dettaglio, in base alle analisi dell’Usda, la previsione di produzione globale di semi oleosi è aumentata di 2 milioni di tonnellate questo mese, portandola a 661 milioni, grazie ai maggiori raccolti di colza e soia in Russia, soia e girasole in Ucraina e soia negli Stati Uniti. Le scorte finali sono in leggero calo, con una significativa riduzione di quelle di soia in Cina che controbilancia l’aumento in Brasile e negli Stati Uniti e l’aumento del riporto di semi di girasole in Ucraina.

Anche la produzione globale di mais è prevista in forte aumento, con una maggiore produzione negli Stati Uniti, in Ucraina, Russia, Birmania e Paraguay che più che compensa i tagli in Messico, Egitto e Indonesia. Il commercio globale aumenterà, poiché le maggiori esportazioni di Stati Uniti, Russia, Ucraina e Turchia più che compensano le riduzioni in India. In crescita dunque le importazioni globali, con una domanda più forte da parte di Canada, Egitto, Messico, Arabia Saudita e Unione Europea che più che compensa la domanda più debole da parte di Iran e Bangladesh.

Sono invece previsti in calo produzione e consumo di riso a livello mondiale in calo nel 2023/24, con una riduzione in India. Le scorte sono in leggero aumento, ma ancora inferiori rispetto all’anno precedente. Le esportazioni scendono, soprattutto in India, mentre le importazioni sono viste in discesa a causa della minore domanda da parte di Bangladesh e Iran. Dovrebbe calare anche la produzione di grano rispetto al record dello scorso anno, a causa dei minori raccolti in India, Argentina e Kazakistan, parzialmente compensati da un maggiore raccolto in Russia. Il commercio globale è stimato in leggero calo rispetto al picco dello scorso anno, poiché la riduzione delle esportazioni di Argentina ed Egitto ha più che compensato le maggiori esportazioni dell’Ucraina.

Il consumo globale record di frumento è stato confermato ancora di più questo mese, grazie all’aumento dell’uso dei mangimi e dei residui per la Russia, benché le scorte globali siano ancora al livello più basso dal 2015/16.

Le quotazioni di grano, soia e mais perdono terreno, solo il riso resta positivo ma sotto i massimi di giugno. Secondo la Fao saranno frutta e verdura insieme a bevande e zucchero che contribuiranno all’aumento dei prezzi, che pagheranno soprattutto i Paesi ad alto e medio-alto reddito. Quelli a basso reddito, al contrario, dovrebbero vedere una contrazione dell’11% nella loro fattura aggregata di importazione alimentare.

(foto SHUTTERSTOCK)

  • materie prime

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