
Brandolini, vice capo dipartimento a Bankitalia è stato ascoltato in Senato nell’ambito della valutazione della Manovra
Il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini è stato in audizione davanti alle commissioni riunite di Senato e Camera. Secondo Brandolini, «le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare rispetto alla legislazione vigente dell’1,5 per cento in media nel 2024 (circa 600 euro annui). L’aumento è attribuibile per due terzi all’esonero contributivo, per la restante parte alle modifiche dell’Irpef».
«Anche per effetto della restrizione monetaria attuata dalla Bce, nell’attuale contesto il differenziale tra i tassi di interesse sul debito pubblico e la crescita del Pil nominale è meno favorevole che nel recente passato; permangono inoltre i costi assai significativi per la finanza pubblica di misure decise negli anni precedenti» ha proseguito.
«La decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica pertanto che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese; riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per imprenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana».
Inoltre, «il quadro macroeconomico delineato nella Nadef è nel complesso coerente con gli andamenti richiamati, pur se più difficile da conseguire alla luce delle notizie più recenti. In un contesto di elevata incertezza, sono significativi i rischi al ribasso associati alle tensioni geopolitiche, rafforzate dal conflitto in Medio Oriente, e all’irrigidimento delle condizioni di finanziamento».
Bankitalia evidenzia che «gli indicatori ad alta frequenza, pur fornendo un quadro ancora largamente incompleto, suggeriscono che l’attività economica rimane debole nel trimestre in corso. Le nuove informazioni non alterano le valutazioni pubblicate lo scorso ottobre dalla Banca d’Italia, secondo le quali la crescita del prodotto si attesterebbe allo 0,7 per cento quest’anno. L’attività si rinforzerebbe gradualmente nel corso del prossimo biennio, grazie soprattutto al recupero del potere d’acquisto delle famiglie, all’irrobustimento degli scambi internazionali e all’attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».
E in più, «ridurre l’elevato cuneo fiscale rappresenta un obiettivo importante;esso va perseguito tenendo conto degli effetti degli strumenti adottati sui comportamenti degli individui, che richiedono stabilità delle norme per potersi manifestare pienamente, e dei riflessi sulle finanze pubbliche. Se si decidesse di rendere permanente la riduzione del cuneo andrebbero individuate coperture certe e strutturali», ha detto Brandolini.
E «l’abrogazione dell’Ace (cioè una variazione assoluta in diminuzione della base imponibile IRES pari al rendimento nozionale prefissato per la variazione del capitale propri), determinerà nell’immediato un aumento del costo del capitale (riducendo l’incentivo agli investimenti) e accentuerà lo svantaggio nel trattamento fiscale dei mezzi propri rispetto al debito (indirizzando maggiormente le scelte di finanziamento delle imprese verso l’indebitamento piuttosto che verso una loro maggiore patrimonializzazione).
«Dalle analisi disponibili – evidenzia la Banca d’Italia – emerge che l’Ace ha contribuito a ridurre il costo del capitale e ha indotto una maggiore patrimonializzazione, con effetti relativamente più elevati per le imprese di minori dimensioni. La sua abolizione appare in controtendenza rispetto agli orientamenti della Commissione europea, che a maggio 2022 ha presentato una proposta di direttiva (Debt-Equity Bias Reduction Allowance) sull’introduzione di una deduzione simile all’Ace e di limiti alla deducibilità degli interessi passivi».
Più in generale, sempre in riferimento allo schema di decreto legislativo sulla riforma del fisco, per Brandolini «per una valutazione complessiva delle modifiche al sistema di tassazione del reddito d’impresa occorrerà attendere la completa attuazione degli altri interventi previsti dalla delega per la riforma fiscale. È auspicabile che il nuovo quadro generale sia definito in tempi rapidi, in modo da offrire un riferimento chiaro e stabile alle imprese e agli investitori».
«Come si è già avuto modo di notare, la crescita programmatica indicata nella Nadef e sottostante la manovra di bilancio è nel complesso ancora plausibile anche se più difficile da raggiungere, alla luce dei più recenti sviluppi internazionali. La realizzazione delle previsioni di crescita è inoltre legata alla piena attuazione del Pnrr».
«Alcune misure della manovra di bilancio sono inquadrate nella transizione verso un diverso assetto del sistema tributario. Una piena valutazione dei loro effetti sui comportamenti degli agenti economici, e in ultima istanza sulle possibilità di crescita dell’economia italiana, sarà possibile solo quando l’intera riforma sarà delineata. Un quadro stabile del sistema fiscale è essenziale per il buon funzionamento dell’economia e per favorire scelte informate da parte delle famiglie e delle imprese. È altrettanto fondamentale che a fronte di nuovi oneri di fatto permanenti vengano individuate coperture certe, di entità adeguata e di natura anch’essa permanente», ha concluso il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini in audizione al Senato.
(foto IMAGOECONOMICA)