L’Ue ammonisce l’Italia insieme ad altri 8 Stati
Da Bruxelles arriva un sì ma con riserva alla manovra varata dal Governo Meloni. Bruxelles ritiene che il bilancio non sia “pienamente in linea” con le recenti raccomandazioni del Consiglio e chiede a Roma “di essere pronta a introdurre le misure necessarie” per rimettere in careggiata le finanze pubbliche. Di fatto non è una bocciatura ma neanche una promozione.
Il pacchetto d’autunno della Commissione europea con le pagelle sul Documento Programmatico di Bilancio sono quindi in chiaroscuro. L’esecutivo comunitario prende atto degli sforzi sul fronte delle finanze pubbliche, ma mette l’accento su due aspetti. Prima di tutto, il denaro risparmiato grazie all’abolizione delle misure di sostegno in campo energetico (pari all’1% del PIL) dovrebbe essere usato per ridurre il debito, mentre in realtà, secondo Bruxelles, sarà utilizzato dal governo per nuove spese. In secondo luogo, la Commissione non è convinta del reale andamento della spesa pubblica.
Su questo punto a luglio scorso il Consiglio aveva raccomandato all’Italia un target di aumento nominale della spesa pubblica netta non oltre l’1,3%, dal 2023 al 2024. Su questo punto l’Italia è nominalmente in linea con le raccomandazioni, perché secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione, la spesa pubblica netta aumenterà dello 0,9% nel 2024, rispetto al 2023, ben al di sotto del limite dell’1,3%.Sostanzialmente, però, la Commissione nota che l’aumento della spesa è stato ben maggiore di quanto appare. Il target dell’1,3%, infatti, era basato sulle previsioni economiche della primavera scorsa, che prospettavano un aumento della spesa nel 2023 molto inferiore a quello che poi si è verificato. Questo perché, dopo che il governo italiano ha deciso una riclassificazione dei crediti d’imposta previsti dal Superbonus edilizio, che da esigibili nel 2023 diventeranno inesigibili nel 2024, si è registrata una forte impennata delle richieste del Superbonus nel 2023, con un amento sostanziale della spesa pubblica primaria, pari allo 0,8% del Pil in più rispetto a quanto era stato previsto in primavera. In pratica, la Commissione calcola che, se la raccomandazione sul tetto di spesa per il 2024 fosse stata fatta con i dati reali del 2023, e non sulla base delle previsioni di primavera, l’Italia avrebbe superato il limite per un ammontare equivalente allo 0,6% del Pil. «Perciò – si legge nella nota della Commissione – la spesa pubblica primaria nazionale netta è valutata come non pienamente in linea con la raccomandazione. La conclusione è che la crescita della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale dovrebbe rispettare il tasso di crescita massimo raccomandato nel 2024. Tuttavia, se la spesa netta nel 2023 fosse stata la stessa prevista al momento della raccomandazione, il tasso di crescita risultante della spesa netta nel 2024 sarebbe superiore a quello raccomandato».
Bruxelles chiede quindi a Roma di essere pronta a introdurre misure per rimettere in careggiata i conti pubblici. Rimane quindi probabile in primavera l’apertura di una procedura per deficit eccessivo (previsto al 4,4% del PIL nel 2024), quando verrà a scadere la sospensione delle regole di bilancio decisa al momento dello scoppio della pandemia. D’altro canto, ancora una volta, l’Italia è ritenuto tra i paesi segnati da uno squilibrio macroeconomico, per via dell’elevato debito pubblico e della bassa competitività. Nella stessa situazione sono la Germania, la Francia, l’Olanda e altri 8 paesi.
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