Confermata l’intenzione di attuare una politica “restrittiva” fino a quando i dati non mostreranno un trend convincente dell’inflazione verso il 2%
Secondo i verbali riguardanti l’ultima riunione della Federal Reserve sembrerebbe essere emersa una scarsa propensione a tagliare i tassi di interesse in tempi brevi, soprattutto in considerazione del fatto che i dati dell’inflazione, seppur in calo, rimangono ben al di sopra del target fissato al 2%
A quanto pare il Federal Open Market Committee teme ancora un possibile ritorno dell’inflazione o che comunque questa possa continuare a resistere a livelli che vanno oltre il 2%.
Per questo motivo le opzioni prese in considerazione riguardano una politica “restrittiva” fino a quando i dati non mostreranno che l’inflazione sta tornando in modo convincente verso l’obiettivo del 2% come confermato dal verbale «Nel discutere le prospettive politiche, i partecipanti hanno continuato a ritenere fondamentale che l’orientamento della politica monetaria fosse mantenuto sufficientemente restrittivo per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% del Comitato nel tempo».
Sebbene a Wall Street già si guardi oltre e si pensi a quando la banca centrale comincerà a fare marcia indietro, dai verbali non emerge alcuna indicazione sul fatto che i membri abbiano discusso la possibilità e tanto meno un’eventuale tempistica per abbassare i tassi. Ad aver confermato questa linea è stato lo stesso governatore della Fed Jerome Powell durante la conferenza stampa seguita all’ultima riunione «Il fatto è che il Comitato non sta pensando affatto a tagli dei tassi in questo momento», disse allora Powell. Attualmente i costi di finanziamento a breve termine restano nel range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni.
Per quanto riguarda l’andamento economico le aspettative dei vari membri del FOMC guardano ad una crescita economica che nel quarto trimestre è destinata a “rallentare notevolmente” rispetto all’aumento del 4,9% del prodotto interno lordo del terzo trimestre sottolineando nel frattempo che i rischi per la crescita economica sono probabilmente orientati al ribasso, mentre quelli per l’inflazione sono al rialzo.
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