
“L’economia mondiale ha attraversato tre shock: il Covid, la guerra in Ucraina e poi la crisi dell’inflazione. Ed ora la guerra in Israele rappresenta un nuovo macigno”
L’economia mondiale fatica a ripartire e i conti maggiori li sta pagando sicuramente l’Europa. Questo è quanto sostiene Kristalina Georgieva, direttrice generale FMI, che, in un’intervista al Corriere della Sera, fa il punto della situazione in un contesto macro-economico volatile, oltre che difficile sul fronte geo-politico. «A differenza degli Stati Uniti, che hanno recuperato il trend pre-pandemia, l’Eurozona è ancora del 2 per cento sotto al trend pre-pandemia. E la crescita è molto modesta. Ci sono due ragioni significative: uno è il fatto che la guerra in Ucraina ha colpito l’economia europea in modo molto più grave, soprattutto attraverso il canale energetico. La seconda ragione è la sfida della demografia in Europa, che si manifesta in mercato del lavoro molto in tensione. Servirà determinazione nel perseguire riforme strutturali».
La direttrice si sofferma a parlare anche della Germania che è in recessione. «Se l’Europa – spiega – è stata colpita duramente dalla crisi energetica a causa della guerra in Ucraina, la Germania è stata colpita ancora più duramente per la sua dipendenza dal gas russo e per l’alta intensità energetica della sua industria. La Germania deve investire in infrastrutture, nell’economia verde, nelle competenze e nelle persone. Come il resto d’Europa, ha una società che invecchia. E non si tratta di investimenti banali, soprattutto quando sappiamo che il prossimo passo sarà l’adeguamento al mondo dell’intelligenza artificiale».
L’economia mondiale secondo Georgieva ha attraversato tre shock: il Covid, la guerra in Ucraina e poi la crisi dell’inflazione ed in tale contestoha dimostrato una notevole resilienza. «Temevamo una seconda recessione dopo il 2020, ora prevediamo una crescita del 3 per cento quest’anno e del 2,9 il prossimo. Ma si prevede che la crescita sarà lenta sia nel breve che nel medio termine. Siamo ben sotto al 3,8 per cento medio dei due decenni precedenti». Ed ora la guerra in Medio Oriente darà un altro colpo: «Dal punto di vista economico, l’impatto più significativo è nell’epicentro del conflitto. A Gaza la distruzione è massiccia. Anche la Cisgiordania è colpita a causa delle restrizioni all’attività. In Israele l’8 per cento della forza lavoro ora è nell’esercito. I lavoratori da Gaza e dalla Cisgiordania ora non arrivano e il turismo si è fermato. A livello globale, la guerra non ha ancora prodotto un impatto misurabile. L’impennata dei prezzi dell’energia subito dopo la guerra si è attenuata. Tuttavia, se il conflitto dovesse durare a lungo o peggiorare, l’effetto sarà tangibile», ha continuato.
Una nota anche sul nostro Paese. «Il problema dell’Italia – spiega l’economista – è stato aggravato dal rallentamento della crescita a seguito del ritiro delle misure di sostegno pubblico. Riteniamo, dunque, che ciò che è ora nel bilancio deve essere assolutamente rafforzato. Il momento non è assolutamente facile e bisogna assolutamente accumulare riserve perché non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Di certo bisogna essere pronti per quando potremmo essere di nuovo colpiti»
La Georgieva parla anche del nuovo Patto di stabilità e ribadisce che c’è tempo fino a fine anno. «Noi siamo favorevoli a questo cambiamento, ma ci deve essere una certa flessibilità Questa aiuta i Paesi a rafforzare la loro posizione sia in termini di deficit e di debito. Sono certa che i governi arriveranno a un risultato perché l’Europa non può permettersi il lusso di non modernizzare le regole e fare un passo indietro», ha concluso.
FOTO: ANSA/EPA