
L’innovazione e la flessibilità consentiranno alle imprese di trasformarsi e diventare più competitive
Ora che ci siamo ripresi dalla pandemia COVID-19, crescono le preoccupazioni su come i conflitti geopolitici in Ucraina e nel Medio Oriente potrebbero influenzare la crescita e la sopravvivenza delle imprese. Partiamo da due premesse: come prima cosa è importante riconoscere che le crisi, che siano di natura geopolitica, finanziaria o ambientale, sono spesso sottovalutate dagli imprenditori; inoltre, le azioni e le decisioni prese durante e prima di una crisi possono determinare il successo o il fallimento di un’azienda.
Indubbiamente, questi sono tempi difficili per gli imprenditori e per le startup in tutti i settori. Si prevede, infatti, che il costo del capitale rimarrà elevato; la volatilità dei mercati dipenderà anche dai conflitti in corso e le tensioni tra Cina e Occidente continueranno ad influenzare le forniture e le attività d’impresa su scala globale.
Si può trasformare una crisi in un’opportunità? Gli imprenditori più determinati sapranno senz’altro farlo, sfruttando la crisi a loro vantaggio. Si metteranno in discussione e cercheranno di rivedere tutto, dal modello di business all’erogazione dei servizi al personale. Sebbene le ristrutturazioni aziendali non siano facili, durante una crisi l’imprenditore deve identificare il personale indispensabile e cercare di automatizzare attività di produzione al fine di ridurre i costi operativi. Un esempio è stata l’adozione da parte di molti ristoranti di codici QR e di app a sostituzione dei menu tradizionali, che hanno agevolato l’esperienza dell’utente, aumentando i profitti e riducendo il costo del personale.
Ed è fondamentale capire al volo i cambiamenti che una crisi genera inevitabilmente. Perché se si fa questo, si dimostra di stare al passo con i tempi e con le richieste della propria clientele. Ad esempio, uno dei cambiamenti principali dovuti alla pandemia è stata la digitalizzazione dei servizi offerti da molte imprese che hanno saputo adattarsi al “lockdown” offrendo prodotti personalizzati alle esigenze delle persone bloccate a casa. Così facendo le aziende hanno ridotto i costi operativi e hanno reso più snello il loro business model.
Durante l’attuale crisi globale molte imprese stanno promuovendo servizi tech nei settori alimentari, sportivi e di intrattenimento. A conferma di questa tendenza, secondo l’Economist, nel 2022, i paesi occidentali hanno speso almeno 600 miliardi di dollari in meno rispetto al pre-pandemia nei consumi tradizionali, poiché i consumatori fanno sempre più affidamento a servizi tecnologici per tutto ciò che concerne l’intrattenimento, il fai da te, lo sport e l’enogastronomia.
Ma quando la propria impresa non è in grado di dare profitti è importante anche saperlo accettare, saper riconoscere la sconfitta e non accanirsi. Un ostacolo molto comune è infatti rappresentato da quella che in inglese si chiama “the sunk cost fallacy”, ovvero la tendenza a non voler abbandonare un’iniziativa perché si è investito troppo tempo e troppe risorse. Ciò conduce spesso a prolungare la “vita” di un progetto nonostante i costi dello stesso superino di gran misura i benefici. Questo non fa bene né all’imprenditore, né alla propria “creatura”.
Lasciatemi quindi fare alcune considerazioni finali. Nonostante la parola “crisi” evochi sempre qualcosa di negativo, l’imprenditore dovrebbe focalizzarsi sul significato intrinseco della parola, ovvero “momento cruciale“. Ogni crisi rappresenta la rottura con il passato e con pratiche potenzialmente obsolete che lasciano spazio all’innovazione e la crescita. Dobbiamo inoltre ricordarci che le avversità rappresentano un grande motore per la creatività. Basta lavorare con disciplina e rimanere focalizzati sulla risoluzione del problema per uscire dalla crisi più forti di prima.
FOTO: SHUTTERSTOCK
di ANDREA ZANON
Consigliere con esperienza in istituzioni internazionali a Washington e gestore di rischio nei paesi della lega araba