
Il presidente ucraino Zelensky è atterrato a Washington, dove è previsto un discorso alla National Defense University, nel tentativo di convincere in extremis il Congresso ad approvare i nuovi fondi
Settimana decisiva per il futuro dell’Ucraina. Sia sul versante europeo, dove giovedì inizierà il Consiglio europeo che dovrà decidere sull’avvio di negoziati di adesione Ue e sui nuovi fondi a Kiev, sia su quello americano, dove a bloccare le nuove risorse sono il Congresso e il Senato, tenuti in stallo dall’opposizione repubblicana.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è atterrato a Washington, dove è previsto un discorso alla National Defense University, nel tentativo di convincere in extremis il Congresso ad approvare i nuovi fondi. L’appuntamento con il presidente Joe Biden è previsto per domani: Biden ha chiesto lo stanziamento di 61,4 miliardi di dollari per Kiev, all’interno di un pacchetto complessivo da 110 miliardi di dollari che comprende anche gli aiuti militari a Israele e i fondi per altre priorità di sicurezza nazionale. Ma il percorso al Congresso non è così scontato.
Zelensky si dice fiducioso: «Non siamo il tipo di persone che si arrendono di fronte alle difficoltà. Qualcuno inizia a farsi prendere dal panico e non crede nella vittoria», ma «lavoreremo per superare questo stop. Supereremo anche questo».
E’ un momento delicato per Kiev, in cui si misurerà fino a che punto l’Occidente è disposto a continuare nel suo sostegno, sottolinea LaPresse.
Mosca invece continua a ostentare sicurezza: Putin che ha annunciato di volersi ricandidare alle elezioni di marzo e le urne che saranno aperte anche nelle quattro regioni dell’Ucraina annesse a seguito dei contestati referendum del settembre 2022: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson.
Bruxelles, intanto, si prepara al vertice di giovedì, che non si esclude possa durare anche fino a domenica. Proseguono gli incontri e i contatti per provare a convincere l’Ungheria di Orban a rimuovere il veto. A margine del Consiglio Affari esteri, si sono incontrati in un bilaterale ufficiale il ministro ucraino Dmytro Kuleba e il suo omologo magiaro, Peter Szijjartó. Kuleba in quello che definisce “colloquio sincero” ha sottolineato che la decisione politica su questo tema è “ben motivata e tempestiva”, che l’Ucraina e l’Ungheria condividono un futuro europeo comune e che il dialogo tra i due paesi continuerà in vista del vertice del Consiglio europeo di questa settimana.
Per il ministro ungherese l’adesione di Kiev “non è una questione tattica”, il problema è non considerarne gli effetti. La critica è rivolta soprattutto alla Commissione europea accusata di mancanza di preparazione riguardo al potenziale impatto dell’adesione dell’Ucraina all’Ue. Nella difficoltà diffusa di capire quali solo le richieste di Budapest, almeno qualche punto è venuto allo scoperto. L’altra richiesta fatta in passato riguardava la tutela della minoranza ungherese che vive in Ucraina.
Nei giorni scorsi il governo di Kiev ha approvato una serie di riforme che dovrebbero soddisfare gli ultimi requisiti indicati dalla Commissione per il sì all’avvio ai negoziati, tra cui la decisione di garantire la libertà di insegnamento e il rispetto della lingua ungherese.
Un messaggio da Kiev che «spero possa essere apprezzato da parte di Budapest e che si possa procedere con una posizione favorevole da parte di Budapest», come quella dell’Italia, ha sottolineato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che chiede anche un’accelerazione sul processo di adesione dei Balcani.
«Spero che l’unità europea non verrà spezzata, perché non è il momento di indebolire il nostro supporto all’Ucraina. Al contrario, è il momento di aumentarlo», ha commentato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.
Per il ministro ucraino Kuleba un eventuale rifiuto da parte dei leader europei sui negoziati per l’adesione di Kiev all’Unione europea avrebbe conseguenze “devastanti“. Gli fa eco il ministro lituano Gabrielius Landsbergis: «Probabilmente sarà la prima volta che testeremo i limiti del “sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario‘», afferma, definendo anti-europea la posizione ungherese e lanciando l’allarme di «enormi ripercussioni, in Ucraina ma non solo» perché «ogni paese dell’Est, come il mio, saranno colpiti dall’esito della guerra in Ucraina».
(foto ANSA)