
Speranza per dicembre
L’inflazione, si sa, sta pesando sui consumi. Le persone tagliano la spesa alimentare, quindi beni di prima necessità, ma ancora prima quella legata all’abbigliamento, la moda, abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa ed articoli sportivi. E a farne le spese sono soprattutto i negozi di prossimità che fanno fatica ad uscire da una crisi dei consumi che sta andando avanti ornmai da troppo tempo.
A parlare purtroppo sono i numeri. I dati di Unioncamere e InfoCamere evidenziano un calo di oltre 9 mila negozi tra il 2019 e il 2023, con particolare impatto sulle ditte individuali e le aziende meno strutturate.
Ma le cose potrebbero cambiare ora con il Natale e poi con i saldi tradizionali di inizio gennaio. «A dicembre il clima è cambiato. C’è tanta voglia di mettersi alle spalle un anno difficile. Forse inizieranno a farsi sentire sulla fiducia dei consumatori gli effetti del taglio del cuneo fiscale e contributivo, gli incrementi delle tredicesime, la diminuzione dell’inflazione ed i minori costi dei beni energetici, oltre alla crescita dell’occupazione. Potrebbero, così, ripartire i consumi di dicembre e ridare energia ai negozi di prossimità alle prese con una stagione autunno/inverno non ancora decollata – ha detto il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni. – Per sostenere la presenza di negozi nel nostro tessuto urbano è importante che il Governo vada oltre al taglio del cuneo fiscale introducendo un’Iva agevolata sui prodotti di moda ed in particolare su quelli made in Italy, un bonus moda per l’acquisto di prodotti ecosostenibili ed un canone di locazione commerciale concordato tra locatori e conduttori per ridurre il peso degli affitti».
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