
Il tasso principale resta al 4,5%. Inflazione in aumento temporaneo nel breve periodo
Nessuna sorpresa. La Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. E’ la seconda pausa consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022.
Nella sua nota Francoforte ha evidenziato come “l’inflazione, pur essendo diminuita negli ultimi mesi, tornerà probabilmente a registrare un temporaneo incremento nel breve periodo“. Già da tempo diversi esponenti della Bce hanno messo le mani avanti, spiegando che ci si attende una parziale risalita dell’inflazione in questi mesi, in particolare da dicembre, quando in Germania verrà meno l’effetto di alcune misure di aiuto sulle bollette dell’energia.
Secondo le ultime proiezioni per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema l’inflazione dovrebbe ridursi gradualmente nel corso del prossimo anno, per poi avvicinarsi all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% nel 2025. Nell’insieme gli esperti si attendono che l’inflazione complessiva si collochi in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
Così la presidente Christine Lagarde «la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente sono fonti fondamentali di rischio geopolitico. Ciò potrebbe far sì che le imprese e le famiglie siano meno fiduciose nel futuro. La crescita potrebbe essere più elevata se l’aumento dei redditi reali aumentasse la spesa più del previsto o se l’economia mondiale crescesse più del previsto. I rischi al rialzo per l’inflazione includono l’acuirsi delle tensioni geopolitiche, che potrebbero far aumentare i prezzi dell’energia nel breve periodo, e gli eventi meteorologici estremi, che potrebbero far salire i prezzi dei generi alimentari. L’inflazione potrebbe anche risultare più alta del previsto se le aspettative di inflazione si spostassero al di sopra del nostro obiettivo, o se i salari o i margini di profitto aumentassero più del previsto. Per contro, l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda più del previsto o se il contesto economico nel resto del mondo peggiorasse inaspettatamente, potenzialmente anche a causa del recente aumento dei rischi geopolitici».
Finora la Bce aveva sempre riaffermato che intendeva rinnovare l’integralità dei titoli in portafoglio sul Pepp fino a fine 2024. Ora, invece, dice che intende ridurre gli stock mediamente per 7,5 miliardi di euro al mese nel secondo semestre e che metterà fine ai rinnovi di bond da fine 2024.
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