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Tecnofinanza, investimenti in startup italiane crollati dell’81%

Giulia Guidi
16 Dicembre 2023
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Il censimento arriva dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. Una startup su tre ha avuto dei ricavi, anche superiori del 60% rispetto all’anno precedente Sono 622 le […]

Il censimento arriva dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. Una startup su tre ha avuto dei ricavi, anche superiori del 60% rispetto all’anno precedente

Sono 622 le startup Fintech & Insurtech (cioè aziende innovative che, offrendo servizi nuovi e mirati, svolgono un ruolo più che centrale nella digitalizzazione del mercato finanziario e assicurativo) in Italia: tra 24 nuove nate, alcune acquisizioni e qualche fallimento, un numero sostanzialmente stabile rispetto al 2022 (-8). A calare sono, invece, le risorse investite.

Nel 2023 le startup Fintech & Insurtech hanno raccolto 174 milioni di euro, in calo del 81% rispetto all’anno precedente, sostenute, invece, dai ricavi con una startup su tre (il 35%) che ha già raggiunto utili positivi e ricavi che risultano mediamente in crescita del 60% rispetto all’anno precedente.

Startup italiane che faticano ancora, invece, ad uscire dai confini nazionali: solo il 41% offre servizi anche all’estero. Mentre a fare irruzione in modo dirompente è la nuova tecnologia: il 19% delle startup Fintech italiane si sta concentrando sulla Generative AI, dalla creazione di un proprio modello autentico a semplici tentativi di seguire il mercato.

Il censimento arriva dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, che fotografa anche il ruolo dei clienti: il 66% in Italia utilizza almeno un canale finanziario digitale, il 57% uno mobile. Un dato di molto inferiore ad altri paesi europei, ma in evoluzione.

Startup al femminile, a livello globale sono solo il 15% del totale e ricevono appena il 2% dei finanziamenti

Nel 2023 crescono gli utenti dell’home e mobile banking, le transazioni online e i clienti acquisiti completamente online, ma all’aumentare della complessità del servizio, la disponibilità al digitale si riduce. Per attivare un fido bancario la maggioranza (56%) preferisce entrare in filiale, il 20% desidera gestire la pratica a distanza ma con strumenti tradizionali come telefono o e-mail, solo il 29% opta per i canali totalmente digitali. Per attivare un mutuo è il 70% dei consumatori che chiede la possibilità di recarsi in filiale. Una scelta ancora fortemente influenzata dall’età, con una predilezione digital nelle fasce più giovani.

La dinamica è analoga nel settore assicurativo, ancora fortemente legato al canale delle agenzie. Se per le polizze più semplici, come quelle di viaggio, la maggioranza preferisce ormai l’attivazione tramite app o sito (62%), per polizze più complesse come quelle vita la maggioranza (57%) sceglie l’interazione fisica in agenzia.

I dati di utilizzo dei canali digitali nella gestione finanziaria delle partite Iva non sono molto diversi da quelli dei consumatori. Il 27% delle microimprese ha già richiesto online un prestito. A far preferire una sede fisica della propria banca sono, però, la competenza nel rispondere alle esigenze (29%) e la consulenza personalizzata (28%). E anche tra le Pmi se il 36% ha già richiesto un prestito tramite canali online, la quasi totalità identifica in banca una figura di fiducia a cui rivolgersi in caso di problemi. Lo stesso vale in ambito assicurativo, dove il 23% delle microimprese ha già attivato una polizza online e un altro 11% vorrebbe poterlo fare.

(foto SHUTTERSTOCK)

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