
La “bomba” è esplosa proprio a ridosso della pubblicazione dei dati: Toyota Motor ha registrato un aumento della produzione globale di automobili dell’11 per cento a novembre, segnando un livello record
La sussidiaria giapponese di Toyota, Daihatsu, ha interrotto temporaneamente l’attività dei suoi quattro stabilimenti fino alla fine di gennaio, in seguito alla confessione di aver manipolato i test di sicurezza su 64 modelli di auto nell’arco degli ultimi 30 anni. Di questi, 24 sono ancora venduti sotto il marchio Toyota. Questo scandalo rischia di mettere a rischio il lavoro di circa 9.000 dipendenti e di danneggiare la reputazione di Toyota, una delle principali aziende nel settore automobilistico a livello globale.
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Secondo un’indagine condotta dal ministero dei Trasporti giapponese, la manipolazione dei test sarebbe stata causata dalle pressioni per mantenere un ritmo di produzione elevato. Tuttavia, al momento non ci sono prove che i modelli venduti fossero compromessi dal punto di vista della sicurezza. Daihatsu, la cui gamma rappresenta circa il 10% delle vendite annuali di Toyota, ha dichiarato che durante la sospensione delle attività degli impianti, provvederà a risarcire 423 fornitori nazionali con cui ha rapporti commerciali diretti.
La “bomba” è esplosa proprio a ridosso della pubblicazione dei dati: Toyota Motor ha registrato un aumento della produzione globale di automobili dell’11 per cento a novembre, segnando un livello record e riprendendosi dalle interruzioni della catena di approvvigionamento dell’anno scorso, grazie alla domanda robusta sia in Giappone che all’estero. La produzione di novembre è salita a 926.573 veicoli, mentre le vendite mondiali sono aumentate del 14 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando i costruttori automobilistici a livello globale erano afflitti dalla scarsità di semiconduttori.
(foto SHUTTERSTOCK)