
Pubblicato il dossier “Economie regionali. La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale”. A risentire maggiormente del calo è l’Italia centrale
Nel primo semestre del 2023 ”si è intensificata la riduzione della domanda di credito delle imprese in tutte le aree del Paese, con un calo più marcato al Centro”. Lo scrive Bankitalia nel dossier ‘Economie regionali. La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale’. ‘
La contrazione ha riguardato tutti i settori nelle varie macroaree, con l’eccezione dei comparti delle costruzioni e della manifattura nel Mezzogiorno per i quali la domanda è rimasta sostanzialmente invariata, spiega l’istituto. Sul calo delle richieste di finanziamenti ”ha inciso prevalentemente la diminuzione delle esigenze per il sostegno degli investimenti e per la copertura del capitale circolante.
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Nello stesso periodo le politiche di offerta di credito alle imprese ”si sono irrigidi” a causa della maggiore percezione del rischio da parte degli intermediari e l’incremento dei costi della provvista. Anche la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni si è ulteriormente indebolita, soprattutto al Centro; le richieste di crediti per finalità di consumo sono invece tornate ad aumentare.
I criteri di offerta dei prestiti alle famiglie ‘si sono irrigiditi in tutte le aree del Paese. Per i mutui per l’acquisto di abitazioni sono peggiorate le condizioni applicate in termini di loan-to-value ratio, scoring minimo per l’accesso al credito ed entità delle garanzie a sostegno dei prestiti. Nei primi sei mesi dell’anno a continuato a crescere la domanda di titoli di Stato da parte dei risparmiatori; l’aumento dei rendimenti obbligazionari offerti dagli intermediari e la ripresa delle quotazioni azionarie hanno sospinto le richieste di tali strumenti finanziari e dei prodotti del risparmio gestito.
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Inoltre, “le banche, italiane ed europee, del campione presentano rispettivamente l’84% e il 62% delle esposizioni verso non-financial corporate nei settori definiti come ‘highly contribute to climate change’, ossia quei settori che maggiormente necessitano di investimenti per la realizzazione della transizione climatica”.
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“Le banche italiane risultano dunque, in termini relativi, più esposte verso settori che potrebbero essere più rilevanti per il cambiamento climatico, potenzialmente ponendosi dunque in un ruolo rilevante nel processo di finanziamento della transizione climatica”, prosegue il documento. Mentre “l’esposizione delle banche italiane verso i restanti settori economici si presenta invece in linea con quella del campione delle banche europee analizzate, ad eccezione dell’esposizione verso le financial services activities che è più alta per il campione Ue rispetto a quanto accade per le banche italiane”.
(foto SHUTTERSTOCK)