
Se a Wall Street c’è la forte convinzione che la Fed inizi a tagliare i tassi a marzo, altrettanto non lo sono gli analisti europei
Solo due dei 48 economisti intervistati prevedono che la Bce inizi a tagliare i tassi nei primi tre mesi del 2024, nonostante gli investitori prevedano una probabilità superiore al 50% di una tale mossa nel mese di marzo.
«Un taglio troppo lento dei tassi potrebbe rivelarsi più dannoso per la credibilità della BCE di un rapido aumento dei tassi in risposta a uno shock energetico», ha dichiarato Davide Oneglia, responsabile macro europeo e globale di TS Lombard.
Quasi il 42% degli economisti ha dichiarato di ritenere che la Bce abbia inasprito eccessivamente la politica monetaria, aumentando i tassi in misura eccessiva (ora sono al record del 4%) mentre la metà di essi ha affermato che la sua risposta è stata “più o meno giusta” e solo il 2% ritiene che non abbia ancora fatto abbastanza.
«La Bce ha aumentato i tassi d’interesse in modo molto aggressivo, in modo rapido e massiccio, e c’e’ il rischio che abbia sovrastimato la forza dell’economia dell’area dell’euro e che si sia irrigidita troppo», ha osservato Stefan Gerlach, ex vice capo della banca centrale irlandese e capo economista di EFG Bank.
Un terzo degli economisti prevede invece che la BCE aspetti fino alla seconda metà dell’anno per iniziare a ridurre i costi di finanziamento, mentre uno su otto pensa che ciò non avverrà prima del 2025. Una volta iniziati i tagli, gli economisti si aspettano in media che la Bce continui a ridurre il tasso di deposito fino a raggiungere un livello prossimo al 2,25%.
Va considerato anche che il nuovo Patto concordato in sede Ue e che prevede nuove regole sul debito e sul deficit, imporrà alla maggior parte dei governi di ridurre la spesa. E secondo Sandra Phlippen, capo economista della banca olandese ABN Amro, è la «sostenibilità del debito, quando i politici iniziano a orientarsi verso l’austerità», uno dei principali rischi che incombono sull’economia dell’eurozona.
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