
In aumento il metallo giallo ed anche le quotazioni del greggio
Dopo gli ultimi record storici registrati qualche tempo fa, loro torna alla riscossa con un 2024 inaugurato a 2.066,35 dollari l’oncia. I precedenti record storici sono stati dettati dall’inversione di rotta voluta dalla Fed e le prossime proiezioni che parlano di tagli in arrivo (sebbene ufficialmente le banche centrali tendano a gettare acqua sul fuoco) hanno facilitato nuovamente il ritorno di forza sull’oro. Ma il bene rifugio per eccellenza non è il solo protagonista.
In avvio di seduta a Wall Street si sono visti rialzi sulle azioni Chevron ed Exxon Mobil che beneficiano dell’aumento visto sulle quotazioni del greggio a loro volta dettate dalle tensioni sul Mar Rosso. I nuovi attacchi degli Houthi, appoggiati dall’Iran, contro una portacontainer Maersk, potrebbe essere il segno di un aggravarsi delle ostilità. A tutto discapito del traffico nel Canale di Suez sebbene siano stati già chiusi molti accordi per riuscire a proteggere la zona in questione.
Da qui il rimbalzo sui futures del Brent che arrivano a 78,85 dollari al barile, mentre quelli del West Texas Intermediate salgono a 73,27 dollari al barile.
Ma i prezzi del greggio sono condizionati anche dalla produzione USA a livelli record e dalle divisioni all’interno dell’OPEC+ parallelamente ad una domanda internazionale da più parti definita stagnante. La ripresa dell’economia cinese continua a latitare e i segni di una possibile ripresa economica non sono confermati dagli ultimi dati macro in particolare quelli europei e su PMI Usa.
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