
Ipotesi alternativa: il commissariamento
Questa sera a Palazzo Chigi, fra Governo e sindacati sull’ex Ilva si è tenuto un incontro al quale hanno partecipato, per il governo, Alfredo Mantovano, e i ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Lavoro Marina Calderone, degli Affari europei Raffaele Fitto e, in collegamento video, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per i sindacati erano presenti tra gli altri i leader di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella.
Il risultato è stata la volontà di un “divorzio consensuale” dopo le dichiarazioni, da parte del governo di voler dar vita ad un aumento di capitale pari a 320 milioni di euro che gli avrebbe permesso di salire al 66% del capitale tramite Invitalia. Da parte sua ArcelorMittal chiedeva una condivisione della governance. Già questa mattina il numero uno del Mimit Adolfo Urso aveva parlato di un necessari rilancio dell’Iva e del settore siderurgico per il quale «urge un intervento drastico».
Ed a proposito dell’ex-Ilva e più in generale della siderurgia italiana, secondo Urso c’è «molta attenzione nei confronti dell’Italia, del suo sistema siderurgico, delle sue tradizioni, della sua cultura, del suo lavoro lo dimostrano anche gli incontri che abbiamo avuto per il sito di Piombino, che è l’altro polo importante siderurgico italiano in cui speriamo che a breve si possano conciliare due potenziali investimenti: quelli dell’azienda che già da anni possiede il sito ed è sempre intenzionata a realizzare investimenti importanti nella transizione green e quelli di un altro gruppo multinazionale che ha intenzione di realizzare nello stesso sito, condividendo la stessa area, impianti siderurgici green con modalità che oggi sono competitive a livello europeo».
«Io ho voluto riferire oggi in Parlamento per coinvolgere tutti in questa assunzione di responsabilità del sistema Paese, nei confronti di quello che è un orgoglio italiano, l’Ilva di Taranto, il più grande polo siderurgico d’Europa, che può essere – e noi vogliamo che sia – anche il più grande polo siderurgico green nel nostro continente europeo. Vogliamo disegnare un piano siderurgico che abbia in Italia quattro poli – il polo di Taranto, il polo di Piombino, il polo di Terni e il polo delle grandi acciaierie green del Nord Italia – per rifare una siderurgia italiana leader e competitiva in Europa, base fondamentale dell’industria manifatturiera, della cantieristica, della nautica, dell’automotive, dell’elettrodomestico, delle ferrovie, del sistema delle infrastrutture, delle costruzioni, della meccanica italiana. Tutto ciò non sarebbe esistito se non ci fosse stata la siderurgia italiana e tutto ciò può esistere ed essere più competitivo del mondo se ci sarà la siderurgia italiana»
Ma di fronte ad una possibile nazionalizzazione dell’ex Ilva il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha dichiarato che «ha un senso se si ha un progetto industriale per il futuro. L’acciaio di Stato sappiamo già quanto ci è costato negli anni passati, quanto è costato ai contribuenti italiani. Non credo che sia quella la strada finale» «Ad oggi sui patti parasociali firmati all’epoca dal Governo Conte con gli investitori indiani non abbiamo conoscenza del contenuto. Diventa difficile poter proporre una soluzione non avendo tutti i termini della questione sul tavolo. Quando conosceremo tutta la situazione forse potremo fare anche delle proposte».