
Pechino ha rappresentato nei primi 11 mesi dello scorso anno il 13,9 per cento delle importazioni totali
La Cina ha perso il primato mondiale del volume di esportazioni verso gli Stati Uniti, che deteneva ininterrottamente dal 2006, e ha ceduto il passo al Messico. Tra gennaio e novembre dell’anno scorso le esportazioni del Dragone negli Usa sono diminuiti del 20%, il 13,9% del totale contro il 21% del massimo storico nel 2017. Smartphone e computer fabbricati in India hanno sostituito in buona parte i prodotti cinesi venduti negli States. Mentre le esportazioni statunitensi verso la Cina sono rimaste sostanzialmente invariate nel corso dell’anno. Lo si evince dai dati diffusi dal Dipartimento al Commercio Usa, analizzati dal quotidiano Nikkei Asia.
A scalzare il paese asiatico è il Messico, destinato a prendere la testa per l’intero anno per la prima volta dal 2000. Le importazioni statunitensi dal paese centro-americano sono sulla buona strada per stabilire un livello record nel 2023, e la sua quota sul totale ha superato il 15% per i primi 11 mesi dello scorso anno. Anche le importazioni dall’Unione europea hanno raggiunto il massimo storico per quel periodo. Nonostante le spedizioni dall’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico siano diminuite nel corso dell’anno, il conteggio è ancora il secondo più alto mai registrato e la quota del blocco sul totale è raddoppiata rispetto a dieci anni fa.
Decisive nel calo delle importazioni dalla Cina l’arrivo di smartphone diminuito del 10% circa, mentre le importazioni dall’India sono quintuplicate. I computer portatili hanno registrato un calo di circa il 30% nel paese del Dragone, ma sono quadruplicati rispetto al Vietnam. La tendenza è stata rafforzata dalla spinta dell’amministrazione del presidente Joe Biden friendshoring, cioè la tendenza a mantenere le catene di approvvigionamento all’interno della cerchia dei paesi alleati e partner. Biden ha inoltre mantenuto le tariffe sui prodotti cinesi per un valore di 370 miliardi di dollari imposte dal predecessore Donald Trump. Anche se la Federal Reserve ha espresso preoccupazione per l’impatto del calo del commercio Usa-Cina sull’inflazione: alcuni analisti, infatti, ritengono che il passaggio alla produzione interna di beni precedentemente acquistati a buon mercato dalla Cina spingerà al rialzo i prezzi inasprendo il mercato del lavoro. Alcune aziende cinesi, inoltre, stanno rispondendo alle restrizioni americane optando d’investire di più in Messico, proprio il Paese che sta ricevendo i maggiori benefici dalla situazione.
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