
JPMorgan ha registrato profitti netti record per l’intero anno pari a 49,6 miliardi di dollari, in crescita del 32% rispetto al 2022 e superiori al precedente massimo di 48,3 miliardi di dollari fissato nel 2021
JPMorgan alza velo sui conti e riporta profitti annuali record grazie ai guadagni inattesi dei tassi di interesse. In particolare la più grande banca statunitense ha registrato ricavi per l’intero anno pari a 49,6 miliardi di dollari, in crescita del 32% rispetto al 2022 e superiori al precedente massimo di 48,3 miliardi di dollari fissato nel 2021.
L’utile netto nel quarto trimestre ammonta a 9,3 miliardi di dollari, in calo rispetto agli 11 miliardi di dollari dell’anno precedente. Questo perchè la banca ha dovuto pagare 2,9 miliardi di dollari come parte di una cosiddetta valutazione speciale da parte delle autorità di regolamentazione bancarie statunitensi per recuperare le perdite derivanti dal fallimento di diversi istituti di credito lo scorso anno. La cifra era in linea con le precedenti indicazioni di JPMorgan. I ricavi netti sono stati di 39,9 miliardi di dollari, in crescita del 12%.
L’utile netto di Corporate & Investment Bank (CIB) è stato di 2,5 miliardi di dollari, in calo del 24%, con un fatturato netto di 11 miliardi di dollari, in aumento del 3%. L’utile netto di Asset & Wealth Management (AWM) è stato di 1,2 miliardi di dollari, in aumento del 7%
JPMorgan ha riportato un reddito da interessi netti – la differenza tra ciò che paga sui depositi e ciò che guadagna da prestiti e altre attività – di 89,7 miliardi di dollari per l’anno, in anticipo rispetto al suo obiettivo di circa 88,5 miliardi di dollari.
«L’economia statunitense continua a mostrare resilienza, con i consumatori che continuano a spendere e i mercati attualmente si aspettano un atterraggio morbido – ha spiegato il CEO Jamie Dimon. – È importante notare che l’economia è alimentata da grandi quantità di spesa pubblica in deficit e dagli stimoli passati. Vi è inoltre la continua necessità di aumentare la spesa a causa dell’economia green, della ristrutturazione delle catene di approvvigionamento globali, dell’aumento della spesa militare e dell’aumento dei costi sanitari. Ciò potrebbe portare l’inflazione a essere più vischiosa e i tassi a essere più alti di quanto previsto dai mercati. Oltre a ciò, ci sono una serie di rischi al ribasso da tenere d’occhio. L’inasprimento quantitativo sta prosciugando oltre 900 miliardi di dollari di liquidità ogni anno dal sistema, e non abbiamo mai assistito ad un ciclo completo di inasprimento. E le guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente hanno il potenziale di perturbare i mercati energetici e alimentari, le migrazioni e le relazioni militari ed economiche».
FOTO: EPA