
Gli stati Ue hanno congelato 19 miliardi di euro di beni appartenenti agli oligarchi russi, circa 300 miliardi di euro delle riserve della banca centrale russa sono bloccati nella Ue e in altri paesi partner del G7
Accelerare le decisioni per utilizzare i proventi maturati dal congelamento degli asset finanziari russi colpiti da sanzioni: è possibile che la scelta sarà fatta a fine febbraio.
I ministri finanziari Ue ne hanno discusso oggi ed è stato confermato che l’Unione deciderà in linea con le conclusioni del G7 (ora sotto presidenza italiana). Lo riferisce Radiocor. Il commissario Paolo Gentiloni (nella foto, a sx) ha indicato che «si stanno esplorando tutte le vie legali di cui conosciamo le difficoltà, la proposta della Commissione è molto semplice: si tratta di separare i proventi di questi beni congelati perché non appartengono alla Russia. È un primo passo che potrebbe portarci a decidere di utilizzarli, in pratica 2-3 miliardi l’anno».
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La ministra delle finanze lituana Gintare Skaisté (nella foto, a dx) ha indicato ai giornalisti che «questa decisione va presa abbastanza velocemente, dato che non sarà attuata retroattivamente ogni giorno conta. Quanto più velocemente prenderemo la decisione, tanto più denaro verrà indirizzato all’Ucraina. Speriamo quindi che la decisione possa riguardare il secondo anno di guerra in Ucraina sino alla fine di febbraio». Il riferimento, dunque, sarebbe alla data del 24 febbraio. Il presidente di turno Ecofin Vincent Van Peteghem ha indicato che la decisione dovrà essere presa “rapidamente”.
Gli stati Ue hanno congelato 19 miliardi di euro di beni appartenenti agli oligarchi russi, circa 300 miliardi di euro delle riserve della banca centrale russa sono bloccati nella Ue e in altri paesi partner del G7. Si propone tra l’altro nel breve termine di creare una struttura per gestire i fondi pubblici congelati, investirli e utilizzare i proventi a favore dell’Ucraina; a lungo termine, una volta revocate le sanzioni, i beni della banca centrale dovranno essere restituiti. Ciò, secondo la Commissione, potrebbe essere collegato a un accordo di pace, che risarcisca l’Ucraina per i danni subiti. I beni che dovrebbero essere restituiti potrebbero essere compensati con queste riparazioni di guerra.
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La soluzione di breve termine, quella al tavolo dei governi in queste settimane, in sostanza prevede di bloccare tutti i profitti derivanti dai beni sovrani russi sanzionati in conti separati, come primo passo per utilizzarli per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. Si tratta di una “immobilizzazione delle cosiddette entrate straordinarie, del patrimonio della banca centrale russa”, aveva indicato recentemente Vera Jourova, vicepresidente dell’esecutivo europeo.
Si tratta di un primo passo: la separazione dei beni di registrazione “apre la strada a passi ulteriori” ancora da definire, indica una fonte Ue. Concretamente la disposizione riguada gli asset attualmente depositati nei “depositari centrali” nel territorio Ue: si tratta per la massima parte di asset detenuti presso Euroclear, in Belgio, e presso Clearstream, in Lussemburgo.
L’uso degli asset congelati dalle sanzioni è questione giuridica sensibile e lo è anche dal punto di vista economico-istituzionale. Questa estate la Bce aveva fatto sapere che ci sono più contro che pro a interventi sugli asset perché potrebbero avere conseguenze per l’euro in quanto altre banche centrali potrebbe disimpegnarsi dalle detenzioni di euro.
La normativa, per la quale è richiesta l’unanimità dei voti degli stati Ue, imporrebbe ai depositari, essenzialmente Euroclear che detiene il 90% degli asset della banca centrale russa congelati, di separare i proventi generati su tale posta dal resto delle sue entrate. Successivamente la Ue deciderà se, come e quando utilizzarli. In sostanza, si tratta di un percorso a più tappe.
Gentiloni ha detto oggi che “dal punto di vista legale, ci sono molte difficoltà da affrontare” e che in ogni caso l’intervento sui proventi “non va presentato come un’alternativa al sostegno finanziario pubblico all’Ucraina, che rimane essenziale”. La ministra svedese Elisabeth Svantesson è cauta: ha indicato che «è difficile dire quando i ministri delle finanze saranno pronti per una decisione. Penso che ci vorrà un po’ di tempo perché i diversi paesi hanno opinioni diverse».
(foto ANSA)