
Via Nazionale prevede che il Pil aumenterà dello 0,6 per cento nel 2024 (rispetto allo 0,7 stimato per il 2023) e dell’1,1 per cento in ciascuno dei due anni successivi
«La crescita in Italia è stata pressoché nulla alla fine del 2023, frenata dall’inasprimento delle condizioni creditizie, nonché dai prezzi dell’energia ancora elevati; i consumi hanno ristagnato e gli investimenti si sono contratti. L’attività è tornata a scendere nella manifattura, mentre si è stabilizzata nei servizi; è aumentata nelle costruzioni, che hanno continuato a beneficiare degli incentivi fiscali».
È quanto comunica nel Bollettino economico di gennaio Bankitalia, che nelle proiezioni elaborate nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, prevede che il Pil aumenterà dello 0,6 per cento nel 2024 (rispetto allo 0,7 stimato per il 2023) e dell’1,1 per cento in ciascuno dei due anni successivi.
A ottobre e novembre del 2023 il mercato del lavoro ha mostrato segnali di tenuta: l’occupazione ha continuato a crescere, anche se a ritmi inferiori rispetto alla prima parte dell’anno. Il tasso di partecipazione ha raggiunto un nuovo massimo da quando la serie è calcolata, mentre quello di disoccupazione è rimasto stabile.
Nel terzo trimestre si è ulteriormente rafforzata la dinamica delle retribuzioni nel settore privato non agricolo. I margini di profitto, rimasti sopra i livelli pre-pandemici nonostante la recente lieve flessione, e il calo dei costi degli input potrebbero consentire alle imprese di assorbire le pressioni salariali senza determinare nuovi aumenti dei prezzi. La discesa dell’inflazione si è accentuata e si è estesa ai beni industriali non energetici e ai servizi. In dicembre la crescita dei prezzi al consumo si è collocata allo 0,5 per cento (al 3 al netto delle componenti più volatili).
Le famiglie e le imprese si attendono un allentamento delle pressioni inflazionistiche nel breve e nel medio termine. Secondo le previsioni elaborate da Bankitalia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, l’aumento dei prezzi al consumo si ridurrà all’1,9 per cento nel 2024 (dal 5,9 nel 2023), per poi scendere gradualmente fino all’1,7 nel 2026; l’inflazione di fondo diminuirà al 2,2 per cento nell’anno in corso (dal 4,5 nel 2023) e si porterà sotto il 2 per cento nel biennio successivo.
«In autunno sono aumentate le esportazioni – sottolinea Bankitalia – Nel terzo trimestre il saldo di conto corrente è risultato positivo, grazie all’ulteriore riduzione del disavanzo energetico e all’aumento dell’avanzo dei beni non energetici”.
«L’indicatore sugli ordini esteri dell’indagine dell’Istat presso le imprese manifatturiere e il corrispondente indice Pmi continuano a collocarsi su livelli coerenti con una domanda estera debole. Si conferma invece il miglioramento dei tempi di consegna delle merci. Questa tendenza – avverte però l’istituto – potrebbe tuttavia invertirsi se dovessero proseguire gli attacchi alle navi nel Mar Rosso, dove transita quasi il 16 per cento delle importazioni italiane in valore e il 7 per cento delle esportazioni».
Mar Rosso, Bankitalia definisce gli attacchi un rischio per l’import dell’Italia
Gli esperti di Via Nazionale intervengono anche in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sottolineando che «la revisione del Pnrr ha ripercussioni anche sul numero e sulla cadenza temporale dei traguardi e degli obiettivi da raggiungere ogni semestre: questi infatti aumentano da 527 a 617 e, rispetto alla precedente versione del Piano, risultano posticipate le relative scadenze (quasi il 30 per cento si concentra nel primo semestre del 2026, l’ultimo periodo di rendicontazione). Dalla rimodulazione dei tempi deriverà una riduzione della quinta e della sesta rata e un incremento complessivo di quelle successive. Allo stesso tempo si registra una parziale riallocazione dell’ammontare finanziato da sovvenzioni verso le rate conclusive».
(foto SHUTTERSTOCK)