La rivoluzione arrivò con il mouse
Era il 24 gennaio 1984 quando Steve Jobs presentò al mondo il Macintosh 128K. La sua intenzione era quella di rompere il monopolio fino a quel momento in mano a, colosso IBM. E la storia gli ha dato ragione. Anche grazie alla strategia adottata e cioè quella di sorprendere il pubblico durante il Superbowl e la pubblicità di Apple che aveva acquistato lo spazio più costoso per trasmettere il suo spot pubblicitario (diretto da Ridley Scott).
Ma gli assi in mano ad Apple erano, oltre alle dimensioni più ridotte, anche il mouse e l’interfaccia grafica utente che permettevano di puntare il cursore e di impartire l’ordine al computer senza dover scrivere alcuna stringa. Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne puntavano non solo alla commercializzazione su larga scala, ma anche ad un progetto, un computer compatto che sfruttasse in una singola unità, interfaccia con icone, finestre e menu oltre a tastiera e mouse.
Nasceva così il il Macintosh 128K che, da un punto di vista tecnico era anche più veloce del suo avversario: 8 MHz dati dal suo microprocessore Motorola MC68000 con chip a 16/32 bit contro il microprocessore Intel 8088 con chip 8/16 bit. Costo: circa 2.500 dollari. Il Macintosh (dal nome di una mela, appunto) fu ribattezzato poi Mac nel 1999 e da allora l’azienda ha fatto la storia della tecnologia, del costume, della società e, soprattutto, del business.
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