
Rivista al ribasso rispetto a novembre il Pil dell’Eurozona. Inflazione in calo ma rischi da attacchi Mar Rosso
L’Ocse lascia invariate le stime di novembre sul fronte della crescita in Italia. E’ prevista una espansione del Pil dello 0,7% quest’anno e anche sul 2024, mentre per il 2025 è prevista una accelerazione al più 1,2%. Le stime, contenute in un aggiornamento di interim sono in linea con quelle indicate nell’Economic Outlook dello scorso 29 novembre, che peraltro erano state reiterate nel rapporto sull’economia italiana pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione allo sviluppo economico il 22 gennaio.
I dati segnano una marginale riduzione, pari a 0,1 punti percentuali, rispetto alle stime che erano state già ritoccate al ribasso per 2023 e 2024 lo scorso 19 settembre.
Sempre nella stessa relazione fornita oggi l’ente parigino ha rivisto invece al ribasso le previsioni di crescita economica per l’insieme dell’area euro. Il Pil è visto allo 0,6% quest’anno (0,3 punti percentuali meno rispetto a novembre) e 1,3% il prossimo (0,2 percentuali in meno).
Per la Germania, la prima economia europea e la quarta nel mondo, stima un leggero rimbalzo dello 0,3% quest’anno dopo un meno 0,1% del Pil nel 2023 (0,3 punti percentuali in meno da novembre) e un +1,1% nel prossimo (-0,1 punti). Per la Francia, la seconda economia europea, il Pil dovrebbe registrare un + 0,6% quest’anno (-0,2 punti in meno) e 1,2 il prossimo (dato invariato rispetto a novembre). L’attesa di crescita più forte riguarda però la terza economia, ovvero la Spagna con l’1,5% quest’anno (più 0,1 punti) e più 2% il prossimo (dato invariato).
L’inflazione dovrebbe tornare all’obiettivo del 2% nella maggior parte delle economie del G20 entro la fine del 2025. Sempre l’Ocse stima che l’inflazione principale a livello di G20 dovrebbe attestarsi al 6,6% nel 2024 dal 6,3% del 2023 e al 3,8% nel 2025 mentre le stime per l’inflazione core sono di un +2,5% nel 2024 dopo il +4,2% del 2023 e di un +2,1% nel 2025. Per l’inflazione headline dell’Eurozona si prevede un calo dal 5,4% del 2023 al 2,6% nel 2024 (-0,3% rispetto alla stima di novembre) e al 2,2% nel 2025 (-0,1%). «Tuttavia, è troppo presto – si legge nel rapporto Ocse – per avere la certezza che le pressioni sottostanti sui prezzi siano pienamente contenute. Le elevate tensioni geopolitiche rappresentano un rischio significativo a breve termine per le attività economiche e l’inflazione, in particolare se il conflitto in Medio Oriente dovesse sconvolgere i mercati energetici».
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