Prepariamoci tutti a vivere in un mondo meno globalizzato, più digitale e più attento ai rischi climatici
Il 2024 segna un momento critico poiché 4 miliardi di persone in 83 nazioni si preparano a votare. Metà della popolazione globale va alle urne in un contesto geo-politico e macro-economico di shock causati dal Covid-19, dai conflitti in Ucraina e Palestina e dall’escalation dei disastri climatici. Tali fattori hanno interrotto le catene di approvvigionamento, alimentato l’instabilità economica e accresciuto le tensioni commerciali e politiche, in particolare tra Stati Uniti e Cina.
In questo quadro la decarbonizzazione ha fatto un significativo passo avanti con la conclusione della COP28 negli Emirati Arabi Uniti lo scorso dicembre, dove i produttori petroliferi stanno finalmente investendo attivamente per ridurre l’impatto climatico. Lo slancio verso l’obiettivo “Net-Zero Emissions” accelera: con oltre 3 trilioni di dollari investiti a livello globale in energia (rapporto IEA), più di 1,8 trilioni di dollari sono stati messi in campo per le tecnologie pulite a basse emissioni.
La strada è ancora lunga da percorrere ed i rischi, in caso di fallimento, non sono da poco. Secondo il gigante svizzero dell’assicurazione Swiss Re il cambiamento climatico ridurrebbe il PIL globale dell’11-14%, con danni fino a 23 trilioni di dollari all’anno entro il 2050.
Anche la deglobalizzazione avanza nelle principali nazioni che si apprestano a votare come gli USA, India, UE, Russia, Pakistan, riflettendo la crescente polarizzazione e il nazionalismo economico. Le politiche commerciali e le tariffe proposte, in particolare dagli Stati Uniti verso la Cina, minacciano di rallentare l’innovazione tecnologica e rimodellare le dinamiche commerciali globali. Le aspettative puntano verso una regionalizzazione del commercio e della politica. Nel settore energetico per esempio l’Europa cerca la totale autonomia incentivando la produzione rinnovabile all’interno dell’UE e diversificando le proprie fonti energetiche verso fornitori affidabili del G7. Nel novembre 2023 gli USA sono diventati il più grande produttore di petrolio al mondo con 13 milioni di barili prodotti al giorno e gli investimenti sostenibili continueranno a crescere, sostenuti dall’Inflation Reduction Act del Presidente Biden. L’obiettivo è chiaro: gli USA puntano alla leadership energetica globale sia petrolifera che rinnovabile.
La digitalizzazione sta incidendo sempre di più sui vari aspetti della vita della popolazione mondiale con il lavoro a distanza, l’intrattenimento, la finanza, la salute e l’istruzione alimentati sempre di più dall’intelligenza artificiale, dal machine learning e dai social media. Algoritmi, AI e iper-personalizzazione saranno sempre più utilizzati dai leader di mercato tra cui Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google e Microsoft per mantenere la loro leadership e questi strumenti saranno sempre più utilizzati anche dai politici per influenzare il dibattito elettorale a loro vantaggio.
Nel complesso, il 2024 vedrà un’influenza pervasiva di decarbonizzazione, digitalizzazione e deglobalizzazione ed i risultati delle elezioni in 83 paesi giocheranno un ruolo cruciale nel rimodellare la geopolitica, l’economia e la società. L’adattabilità e le alleanze strategiche tra le nazioni del G7 saranno fondamentali per promuovere la collaborazione strategica, l’innovazione e la resilienza nello sviluppo di un futuro più sostenibile.
FOTO: SHUTTERSTOCK
di ANDREA ZANON
Consigliere con esperienza in istituzioni internazionali a Washington e gestore di rischio nei paesi della lega araba