No di Francia, Germania, Grecia e Estonia. Con la fine della legislatura a rischio il provvedimento
Era già accaduto nel dicembre scorso. Il muro di Francia e Germania a cui si uniscono Grecia e Estonia blocca ancora una volta l’accordo politico sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo.
L’Europa cade per la seconda volta sulle tutele ai rider. I Rappresentanti Permanenti dei 27 Paesi membri, riuniti per dare la luce verde finale alla direttiva che riguarda circa trenta milioni di lavoratori della gig economy, non hanno trovato la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione. Era già accaduto nel dicembre scorso quando lo stop arrivato dai 27 aveva costretto le istituzioni comunitarie a un supplemento di negoziato, che si era poi concluso positivamente. Ma non è bastato.
Gli ambasciatori dei 27, riuniti nel Coreper II per dare il via libera all’intesa sulla direttiva rinegoziata l’8 febbraio tra le istituzioni Ue, non hanno trovato la maggioranza qualificata necessaria. Francia, Germania, Grecia e Estonia, spiegano fonti europee, hanno annunciato la loro astensione, formando quindi la minoranza di blocco necessario tra i 27. L’Italia, a quanto si apprende, avrebbe votato a favore del testo. Lo scorso 8 febbraio, appunto, dopo il primo stop di dicembre 2023, era infatti arrivata la fumata bianca delle istituzioni Ue sulla direttiva per i lavoratori delle piattaforme, come aveva fatto sapere via X la relatrice del testo per l’Eurocamera, l’eurodeputata Elisabetta Gualmini, in quota Pd. Obiettivo della direttiva, garantire che i rider e autisti e altri lavoratori della nuove app digitali vedano il loro status lavorativo riconosciuto, evitando così i casi di lavoro autonomo fittizio.
Le nuove regole introducono una presunzione di rapporto di lavoro subordinato, in contrapposizione al lavoro autonomo, che scatta in presenza di elementi che indichino controllo e direzione. L’onere della prova spetterà alla piattaforma, il che significa che quando la piattaforma vuole confutare la presunzione, spetta a lei dimostrare che il rapporto contrattuale non è un rapporto di lavoro
Il testo concordato introduce inoltre le prime norme europee sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro: garantendo, ad esempio, che una persona non possa essere licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato.
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