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Attualita'

Italiani senza competenze digitali: una azienda su due non trova personale

Maria Vincenza D'Egidio
24 Febbraio 2024
Italiani senza competenze digitali: una azienda su due non trova personale
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Il 54,6% delle aziende in Italia fatica a trovare competenze digitali avanzate Le aziende di Information tecnology faticano a trovare personale con competenze digitali avanzate, anche se questo non succede solo […]

Un'immagine che simula e rappresenta la figura di un hacker impegnato in un attacco informatico. Gli Stati Uniti e i suoi più stretti alleati hanno accusatato formalmente la Cina di essere dietro a un'ondata di cyber attacchi senza precedenti che hanno colpito Microsoft e diverse aziende sparse per il mondo.     ANSA/TINO ROMANO

Il 54,6% delle aziende in Italia fatica a trovare competenze digitali avanzate

Le aziende di Information tecnology faticano a trovare personale con competenze digitali avanzate, anche se questo non succede solo in Italia. Ben il 54,6% delle aziende IT hanno difficoltà con la ricerca del personale. A fronte di una media globale del 47,3%, la percentuale tocca quota 60,6% in India. Vicini a noi la Spagna con il 52,9%, Francia 51,2% e Germania 50,6%. Minori difficoltà di reperimento in Polonia, Turchia e Portogallo, dove il fenomeno accomuna comunque oltre un’azienda su tre, rispettivamente il 37,6%, 33,6% e 38,8%.

Sono i dati che emergono dal report IT Global HR Trends realizzato da Gi Group Holding, multinazionale italiana del lavoro, in collaborazione con il Politecnico di Milano e la società di data intelligence INTWIG Data Management. La ricerca, condotta in 13 Paesi Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti, ha messo in luce i principali trend delle risorse umane nelle aziende del settore IT in una fase in cui l’innovazione e lo sviluppo tecnologico stanno trasformando i modelli lavorativi e di business.

Nella ricerca di lavoro, i fattori che i candidati al settore considerano prioritari sono la retribuzione per il 49%, un adeguato work-life balance il 31,2% e la possibilità di ricoprire ruoli che non comportino un elevato livello di stress il 21,1%. Priorità confermate anche in Italia, dove il 60% sottolinea il fattore retributivo, il 32% la conciliazione del proprio lavoro con la vita privata e il 24% mette l’accento sul contenimento dello stress. Per un lavoratore su quattro il 25,3% a livello globale, il 24% in Italia un importante fattore d’attrattività sono anche le opportunità di avanzamento di carriera e crescita professionale che l’azienda può offrire.

Per attrarre e trattenere talenti, le imprese potrebbero considerare in misura crescente anche l’adozione di modelli di lavoro flessibili e ibridi. Più di un lavoratore IT su tre il 38% nel nostro Paese dichiara infatti di apprezzare il lavoro in modalità ibrida, percentuale considerevolmente superiore alla popolazione complessiva dove la quota scende al 18,9%.

L’Information Technology, aggiunge la ricerca, è il settore che registra il più alto livello di soddisfazione tra i lavoratori con un punteggio globale di 8,4/10 che sale a 9,3 in Italia. Non mancano tuttavia i fattori di stress, legati soprattutto alla difficoltà di conciliazione con la vita privata 48% in Italia, 39,2% a livello globale e ai carichi lavorativi 44% Italia, 46,6% globale, aspetti che sottolineano come il contrasto a questi fattori sia cruciale per favorire tanto l’attraction quanto la retention dei talenti nel lungo periodo. Di fronte a queste trasformazioni, l’aggiornamento delle competenze e una cultura della formazione continua diventano un fattore cruciale per garantire alle aziende un vantaggio competitivo. A questo riguardo, i professionisti IT italiani, in linea con i loro colleghi globali, si impegnano attivamente per acquisire nuove skill, in particolare seguendo corsi di formazione organizzati dal proprio datore di lavoro (32%) ma anche investendo proattivamente in iniziative di apprendimento autonome con corsi e piattaforme di formazione online il 28%.

Parallelamente alle hard skill, molte aziende guardano con favore alle competenze cognitive, gestionali e tecnologiche. Il pensiero analitico è la soft skill più apprezzata a livello globale, seguita da pensiero creativo, resilienza, motivazione e curiosità. Per il settore IT è anche essenziale lavorare per ridurre il divario di genere. In questo senso, dalla survey emerge che le aziende a livello globale stanno adottando misure per garantire alle donne pari opportunità di carriera. Tra le principali: finanziare la formazione STEM per le figlie dei dipendenti, come incentivo per le donne a entrare a far parte delle loro organizzazioni, e ospitare o contribuire a conferenze universitarie con professioniste IT di successo.

«Il settore IT è percorso da un’ondata di innovazione spinta da cinque grandi forze che stanno aprendo nuovi scenari e trasformando le strategie di business: intelligenza artificiale, analisi dei big data, cloud computing, sicurezza informatica e tecnologia 5G” – dichiara Elisabetta Paddeu, Division Manager ICT di Gi Group – Il nostro Report, frutto di un’ampia ricerca condotta a livello globale, ha esaminato l’impatto di questi cambiamenti sui modelli di lavoro così come sulle carriere, i ruoli e le competenze nelle aziende del comparto. Uno dei risultati più significativi concerne le aspettative dei lavoratori e dei potenziali candidati: oggi, tra le priorità dei professionisti IT osserviamo infatti un’esigenza crescente di equilibrio tra vita professionale e personale, così come di far parte di un’azienda attenta al benessere dei dipendenti e di accedere a opportunità di formazione continua, particolarmente importante data la rapida evoluzione delle tecnologie. Comprendere e soddisfare le nuove aspettative dei lavoratori sarà fondamentale per affrontare la sfida del gap di competenze, trattenere i talenti e migliorare la competitività aziendale. In questo scenario le funzioni HR hanno il compito cruciale di leggere il cambiamento e guidare le loro organizzazioni nella nuova era tecnologica».

Leggi anche Ingegneri della cybersecurity, esperti di sicurezza informatica e ICT in cima alla classifica delle professioni difficili da coprire in Italia

FOTO: ANSA

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