
“Ridurre il tasso ufficiale troppo presto potrebbe comportare la necessità di ulteriori futuri aumenti”
Michelle Bowman, membro del Board of Governors della Federal Reserve, vede un’inflazione in fase calante con il tasso ufficiale mantenuto stabile, ma anche «una serie di rischi di inflazione al rialzo che influenzano la mia prospettiva. Questi includono i rischi derivanti dagli sviluppi geopolitici, compreso il rischio di ricadute derivanti dai conflitti geopolitici e la misura in cui i mercati alimentari ed energetici e le catene di approvvigionamento rimangono esposti a tali influenze. Esiste anche il rischio che un allentamento delle condizioni finanziarie e ulteriori stimoli fiscali possano dare slancio alla domanda, bloccando qualsiasi ulteriore progresso o addirittura provocando una riaccelerazione dell’inflazione. Infine, vi è il rischio che la continua tensione del mercato del lavoro possa portare a un’inflazione dei servizi core persistentemente elevata, come illustrato dal rialzo dell’inflazione dei servizi core su 12 mesi a gennaio. I recenti dati sul mercato del lavoro suggeriscono una continua crescita salariale elevata poiché alcune imprese continuano a segnalare aumenti salariali superiori alla media per compensare i prezzi elevati e l’elevata inflazione».
«La frequenza e la portata delle revisioni dei dati nel corso degli ultimi anni, come si evince dall’ultimo rapporto sull’occupazione, rendono il compito di valutare lo stato attuale dell’economia e di prevedere come l’economia si evolverà ancora più impegnativo, e rimarrò cauta nel mio approccio nel considerare i futuri cambiamenti nella posizione politica».
«Se i dati in arrivo continueranno a indicare che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo del 2%, alla fine diventerà opportuno abbassare gradualmente il nostro tasso ufficiale per evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva – ha aggiunto – A mio avviso non siamo ancora a quel punto. Ridurre il nostro tasso ufficiale troppo presto potrebbe comportare la necessità di ulteriori futuri aumenti del tasso ufficiale per riportare l’inflazione al 2% nel lungo termine».
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