Il Federal Open Market Committee (Fomc), l’organismo della Federal Reserve responsabile della politica monetaria degli Stati Uniti, ha confermato lo status quo sui tassi d’interesse che sono rimasti nella forbice tra il 5,25%-5,50%, il più altro dal 2001.
Inoltre i funzionari della Fed hanno previsto tre tagli entro la fine del 2024, tre tagli nel 2025 ed altrettanti nel 2026. Qualora ciò dovesse essere confermato si tratterebbe delle prime riduzioni dai primi giorni della pandemia di Covid nel marzo 2020 anche se il ritmo previsto è stato rallentato rispetto alle precedenti proiezioni. Infatti analizzando i cosiddetti dot, cioè i punti con cui si guarda alle previsioni sull’andamento dei tassi, per il 2024 si dovrebbe arrivare fino al 4,5-4,75%, mentre per l’anno prossimo la forbice si stabilizzerebbe al 3,75-4% invece del precedente 3,5%-3,75%. Per il 2026 obiettivo al 3-3,25% invece del 2,75%-3%.
Riviste al rialzo le proiezioni per la crescita del PIL 2024 con un tasso annualizzato del 2,1%, in aumento rispetto alla stima dell’1,4% di dicembre. La proiezione dell’inflazione core misurata dalla spesa per consumi personali è salita al 2,6%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto alla precedente proiezione ma leggermente al di sotto del livello più recente del 2,8%. Il tasso di disoccupazione di febbraio è stato del 3,9%.
Nella consueta conferenza stampa che ha seguito la pubblicazione delle direttive, il governatore Jerome Powell ha specificato che la Fed continuerà a cercare conferma nei dati macro del fatto che l’inflazione si stia avvicinando all’obiettivo del 2% «Nella seconda metà dell’anno, ci sono stati dei valori piuttosto bassi, quindi potrebbe essere più difficile superare quella finestra di 12 mesi. Tuttavia, stiamo cercando dati che confermino i bassi valori registrati l’anno scorso per avere un maggiore grado di fiducia nel fatto che ciò che abbiamo visto era davvero un’inflazione che si stava muovendo in modo sostenibile fino al 2%».
Di fatto, ricorda Powell, il quadro generale resta bilanciato ma «al tempo stesso l’inflazione resta troppo alta e i progressi per abbassarla non sono assicurati, mentre l’incertezza resta elevata. Siamo determinati riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%»