La Commissione europea ha annunciato oggi il lancio di procedure di indagine a carico di Alphabet-Google, Apple e Meta-Facebook per il mancato rispetto delle regole del Digital Markets Act.
L’indagine è stata annunciata in queste ore da Margrethe Vestager, commissaria UE per la concorrenza, secondo la quale il focus sarà su su specifiche aree di non conformità, inclusi Google Play e Google Search, l’App Store e la schermata di ricerca di Safari, oltre al modello di pagamento e consenso di Meta, che gestisce Facebook. Le prime due indagini si concentrano su Alphabet ed Apple e riguardano le cosiddette “regole anti-sterzo”. Secondo la DMA le aziende tecnologiche non possono impedire alle aziende di comunicare ai propri utenti opzioni più economiche per i loro prodotti o abbonamenti al di fuori di un app store. «Il modo in cui Apple e Alphabet hanno implementato le regole DMA sull’antisterzo sembra essere in contrasto con la lettera della legge. Apple e Alphabet addebiteranno ancora varie commissioni ricorrenti e limiteranno comunque la gestione», ha detto il capo della concorrenza europea Margrethe Vestager durante una conferenza stampa.
La terza indagine si concentra su Alphabet. La Commissione europea ha affermato che sta esaminando se la visualizzazione dei risultati di ricerca di Google da parte di Alphabet “possa portare ad auto-preferenze rispetto ad altri servizi di Google” come Google Shopping rispetto a servizi simili rivali.
La quarta indagine si concentra su Apple. La Commissione ha affermato che sta indagando se la società abbia rispettato gli obblighi previsti dalla DMA per garantire che gli utenti possano disinstallare facilmente l’app su iOS e modificare facilmente le impostazioni predefinite su iOS.
La quinta e ultima indagine si concentra su Meta e sul suo modello cosiddetto “paga e acconsento”. «La Commissione teme che la scelta binaria imposta dal modello “paga o acconsenti” di Meta possa non fornire una reale alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano, non raggiungendo così l’obiettivo di impedire l’accumulo di dati personali da parte dei guardiani», si legge in una nota.
