Con la primavera inizia quel periodo a scuola del progettare le mete da scoprire insieme a amici e compagni di scuola per la classica gita scolastica.
Ma per uno studente su due, anche quest’anno, il viaggio d’istruzione con pernotto fuori probabilmente resterà un miraggio: al 31% la scuola ha già comunicato che non si partirà, l’8% rinuncerà a titolo personale, per sua scelta o della famiglia, il 12% è in attesa di capire cosa accadrà con poche speranze residue visto che siamo già a marzo.
E tra questi una quota consistente, circa uno su quattro, probabilmente non farà neanche la meno impegnativa escursione dalla mattina alla sera. Una situazione, questa, del tutto simile a quella rilevata dodici mesi fa. A dirlo è l’edizione 2024 dell’annuale Osservatorio sulle gite scolastiche di Skuola.net, costruito interpellando 1.200 alunni delle classi medie e superiori.
Anche i motivi che costringono a dover rinunciare al viaggio sono sempre gli stessi. Al primo posto – così per quasi quattro su dieci – la mancata disponibilità dei professori di accompagnare gli studenti, per non doversi assumere la responsabilità di badare a decine di ragazzi. Da non sottovalutare neanche quanti non partiranno per punizione: il 17%, infatti, afferma che alla base ci sono questioni disciplinari. Il 12%, invece, sostiene che a far saltare la trasferta sono stati soprattutto i costi troppo alti dei pacchetti viaggio.
Caro-prezzi che, in qualche modo, ha condizionato anche quel 7% che, pur in presenza di una proposta di viaggio da parte della sua scuola, non è potuto partire perché non si è raggiunto un numero minimo di adesioni.
Tuttavia, il portafoglio condiziona anche chi il viaggio l’ha già compiuto 18% o è in rampa di lancio 31%. Tra questi, due su tre affermano che i preventivi di spesa hanno indirizzato in una certa misura meta e durata del viaggio d’istruzione fino a risultare, nel 12% dei casi, addirittura decisivi. Portando a scelte quasi obbligate che, a volte, non sono bastate a far partecipare tutta la classe: il 6% dice che è partito o partirà assieme a meno della metà della classe.
Tradotto in termini pratici: i viaggi di istruzione di oggi sono corti, in Italia e con mezzi di trasporto quanto più economici possibili. Per quasi la metà dei partecipanti il 46% la gita non si prolungherà oltre i tre giorni. Poco più di uno su cinque potrà allungare la permanenza fuori fino a quattro giorni. Solo uno su tre riuscirà a prolungarla dai cinque giorni in su.
Tutto questo si tramuta in un budget totale che, in circa due casi su tre, si manterrà entro i 400 euro. Con i tempi che corrono, è quasi miracoloso che il 14% sia riuscito a contenere la spesa sotto la soglia dei 200 euro. Ma viaggiare resta lo stesso costoso: un quarto 24% degli intervistati che partiranno ha messo in conto una spesa tra i 400 e i 600 euro, mentre uno su sette dovrà sforare il tetto dei 600 euro. Così non stupisce che il pullman sia il mezzo preferito per raggiungere la meta 56%, seguito dall’aereo dall’aereo 22% e dal treno 14%.
Di fronte a un quadro del genere, infine, si comprende anche perché per la stragrande maggioranza degli alunni la gita scolastica si svolgerà all’interno dei confini nazionali: ben tre su quattro resteranno in Italia. Peraltro, verso mete che permettono in teoria di risparmiare qualcosa. Destinazioni lontane dai classici circuiti turistici, come capoluoghi di provincia meno battuti, località di mare o montagna, borghi e paesi dell’entroterra sono stati o saranno la scelta di circa un quarto delle scuole: li menziona il 23% degli studenti.
Tra gli approdi tradizionali, invece, resistono al vertice le solite note: al primo posto, indicate dal 12% degli intervistati, ci sono Napoli e Firenze; subito dietro si piazza Roma, con il 10% delle preferenze. Tra le mete straniere, invece, spiccano: Atene, Madrid, Barcellona, Vienna e Praga. Ma, anche qui, le destinazioni “alternative” vanno per la maggiore.
Infine, va registrato come il fondo di 50 milioni di euro messo a disposizione dal Governo, abbia aiutato qualche studente in più a partecipare ai viaggi di istruzione: il 3% di quelli in partenza ha usufruito del bonus, mentre il 2% è in attesa dell’esito della domanda.
Chiaramente, il reddito ha fatto la sua parte: al momento in cui l’indagine è stata svolta, sussisteva ancora un limite ISEE molto basso, 5.000 euro, oltre il quale non era possibile usufruirne. Fa piacere, però, rilevare che un ulteriore 3% di studenti in difficoltà economiche ha ricevuto un supporto economico grazie ai fondi di istituto.