L’economia del Vietnam è cresciuta del 5,66% su base annua tra gennaio e marzo scorsi, in calo rispetto al 6,7% conseguito nel quarto trimestre dello scorso anno.
Lo dicono i dati ufficiali del governo di Hanoi. Sulla crescita hanno pesato il rallentamento degli scambi commerciali e la campagna di contrasto alla corruzione che ha colpito anche grandi società del Paese.
Il Vietnam resta comunque attraente per numerose grandi aziende che cercano riparo dalle ostilità commerciali tra Stati Uniti e Cina, rendendo il Vietnam una tra le economie dipendenti dalle esportazioni più dinamiche della regione asiatica. Per quest’anno il Paese punta a conseguire una crescita compresa tra il 6 e il 6,5%: un obiettivo sostanzialmente analogo a quello mancato lo scorso anno, quando l’economia vietnamita è cresciuta in un anno del 5 per cento.
In questi mesi le aziende attive nel Paese devono fare i conti con una domanda estera anemica e la difficoltà di ottenere prestiti e licenze, anche per effetto della campagna nazionale contro la corruzione che rallenta il lavoro dei funzionari pubblici e del settore bancario.
Quest’anno la campagna contro la corruzione in corso in Vietnam è culminata nelle dimissioni a sorpresa del presidente vietnamita Vo Van Thuong e nella richiesta da parte dei procuratori della pena di morte per Truong My Lan, presidente del colosso immobiliare Van Thinh Phat. All’inizio di marzo l’imprenditrice è comparsa di fronte a un giudice a Città di Ho Chi Minh assieme a 85 altre persone, inclusi ex banchieri centrali, ex funzionari pubblici ed ex dirigenti di Saigon Commercial Bank (Scb), nell’ambito del più grave caso di frode nella storia del Vietnam.
Gli imputati sono accusati di malversazione per un importo complessivo pari a 12,5 miliardi di dollari ai danni di ignari investitori nell’arco di un decennio. Devono rispondere di accuse che vanno dalla corruzione all’abuso di potere, sino all’appropriazione indebita e alla violazione delle leggi bancarie.
La scorsa settimana Vo Thi Anh Xuan è diventata per la seconda volta presidente ad interim del Vietnam. La vicepresidente ha preso il posto di Vo Van Thuong, che si è dimesso l’altro il 20 marzo, e resterà in carica fino all’elezione del successore da parte dell’Assemblea nazionale, il parlamento unicamerale.
Allo stesso modo l’anno scorso la leader politica era subentrata per due mesi, da gennaio a marzo, a Nguyen Xuan Phuc, anche lui dimessosi da presidente. Nata nel 1970 nella provincia meridionale di An Giang, laureata in chimica e con un master in gestione pubblica, Vo Thi Anh Xuan ha insegnato in una scuola superiore di My Thoi dal 1992 al 1996, prima di approdare alla politica, nel comitato provinciale del Partito comunista, in cui ha svolto diversi incarichi, diventandone segretaria nel 2015. Deputata da due legislature e membro del Comitato centrale del Partito, è stata eletta vicepresidente nel 2021.
Il 21 marzo l’Assemblea nazionale ha formalmente approvato le dimissioni presentate il giorno prima da Vo Van Thuong e già accettate dal Comitato centrale del Partito comunista. L’ormai ex presidente Vo ha violato le regole del Partito e le sue violazioni hanno influito negativamente sulla reputazione del Partito e dello Stato, perciò si è dimesso, “consapevole delle sue responsabilità davanti al Partito, allo Stato e al popolo”, ha riferito un comunicato diffuso al termine della riunione straordinaria del Comitato. Vo è uscito anche dallo stesso Comitato e dall’Ufficio politico e ha lasciato la presidenza del Consiglio per la difesa e la sicurezza nazionale.
Le dimissioni sono giunte a poco più di un anno dall’insediamento: Vo, infatti, era stato eletto presidente il 2 marzo 2023 dall’Assemblea nazionale, il parlamento unicamerale. Nato nel 1970, ha iniziato la sua carriera nella divisione giovanile del partito e ha fatto parte del Comitato di Ho Chi Minh City e del Comitato provinciale di Quang Ngai. Entrato nel Comitato centrale come membro supplente nel 2006, ha poi svolto una serie di incarichi, fino a diventare membro permanente del segretariato nel 2021, nello stesso anno in cui è divenuto anche membro permanente del Politburo.
Anche la precedente presidenza, di Nguyen Xuan Phuc, sostituito temporaneamente dalla vice si era conclusa con le dimissioni, il 17 gennaio 2023, nell’ambito di uno scandalo riguardante la gestione della pandemia di Covid-19, in cui erano stati coinvolti anche due vicepremier e due ex ministri.
Il Comitato centrale sollevò Nguyen da tutti i suoi incarichi, richiamandolo ad assumersi una responsabilità politica, ma acconsentì a lasciargli la possibilità di dimettersi. Il Paese ha, di fatto, un sistema a partito unico, anche se esiste una coalizione di forze allineate col Partito comunista, chiamata Fronte della Patria vietnamita. Il potere poggia ufficialmente su quattro pilastri: il segretario del Partito, il presidente della Repubblica, il primo ministro e il presidente dell’Assemblea nazionale.