Il mercato immobiliare statunitense a marzo vede diminuire in maniera sostanziale il numero delle vendite di case esistenti. Il calo su base mensile è del 4,3% secondo quanto comunicato dall’Associazione Nazionale degli Agenti Immobiliari (NAR). A febbraio il saldo era stato pari a +9,5%. I numeri, infatti suggeriscono la vendita di 4,19 milioni di abitazioni rispetto ai 4,38 milioni di febbraio e meno dei 4,20 milioni di unità previsti dagli analisti. Notevole anche il calo su base annua con le vendite che sono scese del 3,7%.
«Sebbene in ripresa dai minimi ciclici, le vendite di case sono bloccate perché i tassi di interesse non hanno fatto grandi mosse – ha detto Lawrence Yun, capo economista della NAR – Ora ci sono quasi sei milioni di posti di lavoro in più rispetto ai massimi pre-COVID, il che suggerisce che sul mercato esistono più aspiranti acquirenti di case».
In calo anche il superindice USA che sintetizza le condizioni economiche americane. I dati resi noti dal Conference Board degli Stati Uniti fanno intravedere quota 102,4 punti in calo dello 0,3% rispetto al mese precedente e peggio del -0,1% previsto dagli analisti.
«Il rialzo di febbraio del LEI statunitense si è rivelato effimero poiché l’indice ha registrato un calo a marzo – ha affermato Justyna Zabinska-La Monica, Senior Manager, Business Cycle Indicators, presso il Conference Board – I contributi negativi provenienti dallo spread di rendimento, dai nuovi permessi di costruzione, dalle prospettive dei consumatori sulle condizioni commerciali, dai nuovi ordini e dalle richieste iniziali di assicurazione contro la disoccupazione hanno guidato il declino di marzo».
«Il Conference Board prevede che la crescita del PIL si raffredderà dopo la rapida espansione nella seconda metà del 2023. Con il rallentamento della spesa dei consumatori, il PIL degli Stati Uniti Si prevede che la crescita si modererà nel secondo e terzo trimestre di quest’anno».