All’avvio del processo i procuratori di Manhattan hanno accusato Donald Trump di aver mentito «più e più volte» sui pagamenti effettuati alla pornostar Stormy Daniels. IN particolare il procuratore Matthew Colangelo ha illustrato la pratica del «catch and kill» (prendi e uccidi) usata da Trump come «un modo di comprare informazioni dannose non per pubblicarle ma per nasconderle, farle sparire e, in questo caso, aiutare il candidato». Nello specifico il riferimento era al pagamento da parte del tabloid di 30.000 dollari all’ex portiere della Trump Tower per un’esclusiva poi insabbiata e il secondo al pagamento da 150.000 dollari alla coniglietta di Playboy Karen McDougal.
Da un lato l’accusa che sottolinea il “piano criminale per manipolare le elezioni del 2016″, dall’altro la difesa che ribadisce “Nulla di male nell’influenzare il voto” mentre il procuratore Matthew Colangelo a New York dichiara “Questo caso riguarda un’associazione a delinquere” e il legale del tycoon risponde “E’ innocente, non ha commesso alcun crimine”. Nel processo che vede imputato l’ex presidente degli USA Donald Trump si nota un botta e risposta sin dalle prime dichiarazioni.
Nella cospirazione per influenzare l’esito del voto individuata da da Colangelo sarebbe inclusa anche l’operazione di pagamento alla pornostar Stormy Daniel perché non rivelasse una sua vecchia relazione con il magnate. Pagamenti che, alla fine, hanno fatto scattare l’incriminazione che ha portato Trump alla sbarra. In tutto questo la strategia dell’avvocato del tycoon parte con la tesi secondo cui “i 34 capi di imputazione sono solo pezzi di carta” e che “nessuno di essi è un crimine”.