Secondo i dati Istat resi noti oggi ad aprile scende la fiducia dei consumatori da 96,5 a 95,2 punti. In particolare si deteriora il clima economico (da 101,9 a 99,4), quello personale (da 94,6 a 93,7) e, soprattutto, quello futuro (l’indice cala da 97,2 a 93,9).
«Nullo l’effetto Pasquetta! Prevale, infatti, l’effetto bollette e caro vita sull’arrivo di un periodo, come è tipicamente il mese di aprile, di festività e Ponti. Anche se la rilevazione è stata fatta prima dell’arrivo del 25 aprile, gli italiani comunque prenotano le vacanze in anticipo e, quindi, di solito, nel mese tipico della Primavera prevale l’ottimismo – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – A dimostrazione che ha dominato invece la condizione economica di difficoltà, sono i veri e propri crolli registrati in alcune componenti: le attese sulla situazione economica della famiglia precipitano da -14,4 a -18,1, quelle sull’Italia cadono da -25,8 a -36,5. Non va certo meglio per le possibilità future di risparmio, che passano da -7,4 a -16,5. Insomma, gli italiani vedono un futuro nero e si sentono sull’orlo di un baratro».
Male anche il clima di fiducia delle imprese che scende da 97,0 a 95,8 con l’indice che si riduce in tutti e quattro i comparti economici indagati, seppur con intensità diverse: nelle costruzioni, nel commercio al dettaglio e nei servizi di mercato si registrano i cali più consistenti (rispettivamente da 105,7 a 103,4, da 104,5 a 103,0 e da 100,7 a 99,5); nella manifattura la diminuzione è più contenuta (l’indice scende da 88,4 a 87,6). «Dopo il rialzo registrato a marzo 2024, il clima di fiducia delle imprese – si legge in una nota dell’Istat – diminuisce tornando al livello dello scorso febbraio. Il calo dell’indicatore complessivo rappresenta un diffuso peggioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati. Ad aprile 2024 l’indice di fiducia dei consumatori si riduce per il secondo mese consecutivo e registra il valore più basso da novembre 2023. Il ridimensionamento dell’indice è dovuto principalmente al peggioramento delle aspettative sulla situazione economica generale (comprese le attese sulla disoccupazione), su quella familiare nonché ad un deciso deterioramento delle opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro».