Ad oggi, con un’inflazione non ancora del tutto domata, è più che naturale che la parte eccedente della liquidità in conto corrente, utile per prelievi e pagamenti, sia canalizzata verso vere forme di investimento finanziario. In questa direzione deve essere valutato il calo dei depositi nei c/c bancari che non dipende unicamente dalle ristrettezze economiche di tanti operatori economici e famiglie ma anche dagli investimenti di liquidità dei risparmiatori, soprattutto verso fondi monetari o obbligazionari e altre forme di investimento finanziario più idonei a contrastare i rischi dell’inflazione per i risparmi.
Per quanto riguarda il comparto “privati/retail” il valore medio dell’investimento in fondi è pari a 50.000 euro circa: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani , più elevato per i sottoscrittori di fondi oltre frontiera. Il versamento in un’unica soluzione (o PIC) rimane la forma primaria, sottoscritta dal 65% dei risparmiatori; il 25% circa investe invece prevalentemente tramite i piani di accumulo mentre il 12% in forma mista. Tra le note più interessanti citiamo gli investitori under 36 che identificano nel piano di accumulo il proprio prodotto ideale di investimento: supera il 60% la quota dei sottoscrittori più giovani che investe tramite i PAC. Al contrario oltre il 75% dei Boomers, (termine utilizzato per indicare coloro che sono nati tra il 1946 e il 1964) sceglie di investire in un’unica soluzione. Guadagna ulteriore vigore lo scatto dei prodotti obbligazionari che negli ultimi tempi hanno attratto parecchie nuove sottoscrizioni; in positivo anche gli azionari.
L’età media dei sottoscrittori di fondi comuni è 62 anni, con i Boomers che pesano per il 41% circa del totale. A seguire, la Generazione X (che descrivere la generazione di coloro che sono nati tra il 1965 e il 1980) con il 30%, le generazioni più anziane (ultra 80enni) che rappresentano il 19 % e infine i risparmiatori più giovani, la cui partecipazione è più moderata, e si attestano al 10% circa. E’ un dato, quest’ultimo, che dimostra che gli under 40 stanno progressivamente cominciando ad investire e utilizzano i fondi comuni di investimento per entrare nei mercati finanziari. Ciononostante l’investitore tipo è un soggetto maturo con un’età media piuttosto elevata e con possibilità di investire somme maggiori rispetto alle generazioni più giovani che tuttavia hanno ben cominciato ad operare.

Francesco Megna-autore del pezzo
L’investimento varia quindi in base all’età: gli 80enni registrano gli investimenti più elevati , tra i 70.000 e gli 80.000 euro. Seguono i boomers con una media di 55.000 euro, la Generazione x con 35.000 euro di investimento medio mentre la fascia più giovane si attesta intorno ai 18.000 euro. La metà circa del patrimonio appartiene ai Bommers, il 25% alla generazione più anziana, il 20% alla generazione X ed il rimanente ai sottoscrittori più giovani. Crescono anche i prodotti dotati di un grado di protezione più elevato con barriere più articolate ma efficaci o con flussi stimati durante la vita dei certificati di investimento e a scadenza maggiore. Prosegue così, anche se in leggero calo (dal 76% al 71% nell’ultimo trimestre ), la preferenza degli investitori per i certificati a capitale protetto , rispetto a quelli a capitale condizionatamente protetto (24%). I certificati a capitale protetto sono strumenti che offrono la possibilità di investire in attività finanziarie garantendo la tutela del capitale investito, se sottoscritti durante il collocamento e detenuti fino al rimborso dello strumento. Offrono inoltre la possibilità di incassare dei premi in base al regolamento ed alle condizioni di mercato. I certificati a capitale condizionatamente protetto sono invece strumenti finanziari che permettono l’esposizione a particolari assets offrendo una protezione parziale del capitale, condizionata al non raggiungimento di determinati livelli barriera stabiliti all’emissione. Il restante 5% del collocato dell’ultimo trimestre è riferibile invece alle credit linked notes, strumenti finanziari strutturati che offrono esposizione al rischio di credito di un’entità specifica, come ad esempio una Società o un Paese. Questa forma di investimento era cresciuta notevolmente lo scorso anno, sino ad arrivare al 12% circa del collocato totale del terzo trimestre.
Due anni fa abbiamo assistito ad una migrazione dei risparmiatori alla ricerca del rendimento con l’apice raggiunto nel terzo trimestre (68% di preferenze indirizzate verso i certificati a capitale condizionatamente protetto) , per poi, lo scorso anno, registrare invece l’opposta tendenza, di profonda insofferenza al rischio, toccando il minimo verso la fine del terzo trimestre con un 21% di capitale condizionatamente protetto contro 71% di capitale protetto. Oggi i risparmiatori vogliono protezione e dall’esame delle sottoscrizioni dei certificate si evidenzia che uno degli obiettivi sia comunque la ricerca di un flusso cedolare accompagnato da una protezione del capitale investito sia nella formula incondizionata che in quella condizionata.
Per quanto riguarda invece la tipologia di investitori la percentuale di risparmiatrici donne si sta avvicinando in maggior misura a quella maschile nonostante asset class differenti e un maggiore interessamento delle fasce d’età più mature anzichè di quelle più giovanili. La quota di depositi amministrati al femminile alla fine dello scorso anno si attestava intorno al 46% del totale contro il 54% riferibile agli uomini. Nel 2002 lo stesso rapporto era 60%-40%. In vent’anni la forbice si è ridotta dal 20% all’8% e ritengo che presto raggiungeremo la parità. Il gap aumenta in materia di importo investito, pur in miglioramento rispetto a prima: se due anni fa l’investimento medio maschile era di circa 60.000 euro e quello femminile di 52.000 euro circa lo scorso anno le stesse voci riportavano rispettivamente 48.000 e 42.000. Ciò che realmente distanzia risparmiatrici e risparmiatori, con conseguenze anche per le strategie degli intermediari finanziari distributori degli strumenti finanziari, pare che sia la propensione al rischio. L’asset allocation mette infatti in evidenza un portafoglio gestito dalle donne più prudente, con la quota azionaria che decresce dal 25% al 19%., in favore dei fondi obbligazionari, monetari o flessibili. D’altra parte diversi livelli salariali e patrimoni più contenuti possono comportare una maggior cautela e una ridotta disponibilità; inoltre le donne hanno iniziato ad occuparsi di prodotti di investimento in tempi più recenti e l’operatività in strumenti finanziari mostra maggior attenzione alla programmazione di lungo termine delle necessità finanziarie familiari.
C’è anche il tema della sostenibilità, sicuramente più nelle corde femminili; i fondi ESG rispecchiano la sensibilità delle donne alle tematiche sociali ma vi sono anche strumenti che esaminano la governance delle aziende e perciò non possono prescindere dall’impegno alla parità di genere o al rispetto delle diversità. Cresce inoltre la presenza femminile tra i Gestori Privati e Affluent, cioè tra coloro a cui spetta il governo della clientela : Il loro lavoro si focalizza sui bisogni del cliente e si declina in consulenza del patrimonio in ambito di investimenti e tutela, prendendo in considerazione tutti i prodotti disponibili sul mercato. Osservando meglio le anagrafiche dei portafogli si nota come la presenza femminile rimane sotto al 50% sino ai Boomers, – cioè alla generazione dei nati tra la seconda metà degli anni Quaranta e la seconda metà degli anni Sessanta, individui quindi che hanno oggi tra i 59 e i 77 anni – , per superare la soglia solo dalla cosiddetta Generazione silenziosa, la coorte demografica che segue la Greatest Generation e precede i baby boomers. Comprende gli individui nati tra il 1928 e il 1945. Un dato che evidenzia come il numero medio di risparmiatrici possa essere ‘gonfiato’ dal contributo di quelle in età avanzata, più informate e probabilmente anche nella condizione di gestire le ricchezze ereditate dal coniuge, mentre le giovani restano ancora in disparte. E’ perciò soprattutto nella volontà di coinvolgere le generazioni più giovani che deve adesso muoversi il mercato: combinare tematiche finanziarie, canali di comunicazione e innovazione per educarle al risparmio anche con importi modesti.
DI FRANCESCO MEGNA
Esperto di Finanza ed Economia