Secondo gli ultimi dati Istat le vendite al dettaglio segnano a marzo un calo rispetto a febbraio pari a -0,1% in volume e restano invariate in valore, incorporando cioè l’inflazione. Su base annua il dato aumenta del 2% in valore e dello 0,3% in volume.
«A marzo 2024, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio complessive non registrano variazioni di rilievo. Le vendite dei beni alimentari sono in lieve aumento mentre quelle dei beni non alimentari subiscono una leggera flessione – commenta l’Istat. – A livello tendenziale, invece, si registra una crescita sia in valore sia in volume, determinata dalle vendite dei beni alimentari, che risentono in misura significativa della differente collocazione della Pasqua, la quale quest’anno è caduta nel mese di marzo mentre nel 2023 si collocava ad aprile. Tra le forme distributive è in crescita solo la grande distribuzione, trainata dalle vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare».
Nel primo trimestre, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio sono stazionarie in valore e subiscono una flessione in volume (-0,4%). Le vendite dei beni alimentari non registrano alcuna variazione in valore e diminuiscono in volume (-0,6%) mentre le vendite dei beni non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1% e -0,2%).
«Il Paese è fermo! Dopo il calo congiunturale di gennaio e il flebile rialzo di febbraio, a marzo le vendite sono stazionarie. Insomma, restano al palo e non variano. Il motivo, ovviamente, è che le famiglie, complice l’inflazione di questi anni, hanno finito i soldi e comperano solo lo stretto necessario, come dimostra l’impercettibile rialzo delle vendite alimentari in volume, +0,1% e il lieve calo delle altre, -0,3% – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Quanto ai dati tendenziali, il boom delle vendite alimentari, +3,6% in volume, è dovuto solo all’effetto Pasqua, caduta quest’anno nel mese di marzo. Insomma, è solo un’illusione ottica dovuta al calendario».