Christopher Waller, membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve degli Stati Uniti e da sempre ritenuto uno dei rappresentanti del fronte dei falchi, si è interrogato sul prossimo andamento del tasso naturale di interesse (r*) inteso, secondo gli economisti, come il tasso di interesse che permette ad un’economia di funzionare al massimo delle sue capacità, in piena occupazione e con una piccola inflazione costante.
«Nell’ultimo anno si è discusso molto se r* sia aumentato o meno» ricordando che, in futuro, alcuni fattori potrebbero comunque avere un’influenza determinante per un aumento.
Tra questi i dati demografici di una popolazione di ultrasessantenni che nel 2050 sarà raddoppiata rappresentando il 22%. A questo si aggiunga l’inversione della liberalizzazione dei mercati dei capitali che, sebbene non in misura significativa, impatterà insieme all’azione delle banche centrali e dei fondi sovrani di tutto il mondo che rallenteranno la domanda per le partecipazioni in titoli del Tesoro statunitensi.
In ultima analisi, però «solo il tempo dirà quanto sarà importante la posizione fiscale degli Stati Uniti nell’influenzare r*» ha concluso.
Recentemente sempre Waller aveva dichiarato di voler vedere “diversi mesi” di buoni dati sull’inflazione prima di abbassare i tassi. «I banchieri centrali non dovrebbero mai dire mai, ma i dati suggeriscono che l’inflazione non sta accelerando e credo che ulteriori aumenti del tasso ufficiale probabilmente non siano necessari», ha spiegato.