Il fenomeno della terziarizzazione dell’economia in Italia ha creato in 28 anni, dal 1995 al 2023, quasi 3,5 milioni di posti di lavoro nel terziario di mercato: servizi alle imprese, attività professionali e scientifiche, alloggio e ristorazione, gli ambiti più dinamici. Restringendo il campo al periodo più recente, quello pre Covid e confrontando le variazioni al 2023, relative alla sola componente femminile, oltre alla prevalente crescita dovuta alle dipendenti, si evidenzia che le professioniste (+60 mila) crescono anche in valore assoluto più dei colleghi (+30 mila) e che la diminuzione delle imprenditrici (- 34 mila) è in proporzione minore di quella degli uomini (-80 mila).
Questi i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio e del Centro Studi Tagliacarne per Terziario Donna.
«Senza il lavoro delle donne la nostra economia, non solo non può crescere, ma neanche accorciare le distanze con i partner europei: è necessario trovare le leve per rimuovere i macigni che ostacolano la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, sia dipendente che autonomo. Servono maggiori incentivi, diretti ed indiretti, all’imprenditoria femminile, anche in tema di welfare ed è necessario promuovere iniziative per una maggiore sensibilizzazione sulle discipline STEM, sull’educazione digitale e sull’alfabetizzazione finanziaria», commenta Anna Lapini, Presidente Nazionale Gruppo Terziario Donna Confcommercio.
Analizzando l’incidenza sull’occupazione della presenza femminile complessiva: dipendenti, professioniste, imprenditrici nel terziario di mercato a livello territoriale, le elaborazioni del Centro Studi Tagliacarne evidenziano che le sole regioni a prevalenza femminile sono localizzate al Nord Italia: nello specifico troviamo Friuli-Venezia Giulia (52,9%), Emilia- Romagna (52,5%), Trentino-Alto Adige/Südtirol (51,7%), Veneto (50,7%), Piemonte (50,0%).
In posizione mediana le regioni del centro e la Sardegna (45,8%) In fondo alla graduatoria per presenza femminile troviamo la Campania (39,3%), la Sicilia (39,6%), la Calabria (39,7%), la Puglia (42,5%) e la Basilicata (43,2%).
Significativi i valori della presenza imprenditoriale femminile in Valle d’Aosta (46,4%), seguita da Trentino Alto Adige (41,5%), Friuli – Venezia Giulia (40,9%) e Liguria (40,2%). Spostandosi da nord a sud diminuisce il contributo delle imprenditrici. Con riferimento ai liberi professionisti in testa per peso della componente femminile emerge la Lombardia (40,5%) a cui segue a breve distanza il Lazio (40,0%) e quindi Piemonte (39,4%) ed Emilia-Romagna (39,0%).
Analizzando infine l’occupazione femminile, dipendente e indipendente per settori, in valori assoluti al 2023 emerge che le donne che lavorano in attività terziarie ammontano a 5.948.000 su 7.892.000 occupate nel totale delle attività economiche. Nel dettaglio, evidenziando la sola componente delle imprenditrici, in Italia se ne contano 1,2 milioni circa: di queste, quasi 800mila operano nel terziario di mercato.
La maggiore concentrazione di donne che gestiscono una impresa è nel piccolo commercio, ambito nel quale il 31% delle occupate è imprenditrice contro una media complessiva nel terziario di mercato pari al 13,2%. Le variazioni dal periodo pre covid al 2023, vedono scendere di 34mila unità le imprenditrici nel terziario di mercato e di 56mila nell’intera economia, mentre salgono le dipendenti e le professioniste.