Secondo quanto riferiscono fonti del Washington Post Donald Trump durante un incontro con alcuni dei principali finanziatori statunitensi della campagna elettorale a New York, si sarebbe lasciato andare ad alcune dichiarazioni particolarmente pericolose e che soprattutto contrastano con quanto dichiarato dal tycoon in passato. Nello specifico avrebbe detto che se fosse stato lui presidente non avrebbe esitato a «bombardare Mosca e Pechino se la Russia avesse invaso l’Ucraina o la Cina avesse invaso Taiwan».
Trump, però, in passato aveva manifestato stima per il numero uno di Pechino e definito come “un grande amico durante il mio mandato”. Non solo ma nonostante i tanti momenti di tensione creatisi con Pechino, Trump non ha esitato più volte ad elogiare Xi Jinping, definendolo “un ragazzo brillante”, capace di “amministrare 1,4 miliardi di persone con il pugno di ferro”.
Intanto la giornata di oggi è stata caratterizzata anche dalle arringhe degli avvocati nel processo che vede Trump imputato a New York per i pagamenti all’ex pornostar Stormy Daniels. Come è noto secondo il procuratore Joshua Steinglass Donald Trump sarebbe il mandante di quanto fatto dall’avvocato Michael Cohen e cioè il pagamento di una somma di denaro all’ex pornostar per tacere sulla loro relazione per non influenzare le elezioni. Dunque, di fatto, avrebbe “ingannato gli elettori”.
Dall’altra parte, invece, l’avvocato di Trump, Todd Blanche aveva ricordato, rivolgendosi alla giuria, che si tratta di un verdetto non politico ma «basato sulle prove e se vi concentrerete sulle prove, allora sarà un facile e veloce verdetto di non colpevolezza».
Se condannato, Trump rischia la libertà vigilata o una pena detentiva di massimo quattro anni che, però, paradossalmente, ne sta accrescendo la popolarità come “vittima” del sistema. Non solo ma secondo la legge USA, una condanna non gli impedirebbe di governare e presentarsi alle prossime elezioni.